del 3 dicembre 2009
di Liana Milella
(Giornalista)
ROMA - La prossima settimana il Pdl, in entrambi i rami del Parlamento, depositerà il testo del nuovo lodo congela-processi per le alte cariche dello Stato. Non prenderà più il nome del Guardasigilli Alfano, come quello bocciato dalla Consulta, ma a battezzarlo potrebbero essere i capigruppo e i loro vice di Camera e Senato. I giuristi del centrodestra, giusto in queste ore, stanno studiando la sentenza della Corte che ha fermato il vecchio lodo per evitare altri errori in quello futuro. Sarà un testo strategico su cui si aprirà una serrata trattativa con le opposizioni, Udc e Pd, che però in cambio chiedono di fermare il processo breve. Sul piatto c'è anche una possibile "legge ponte" sul legittimo impedimento. Ma il dato certo è che Berlusconi vuole disporre di uno scudo che fermi i processi Mills e Mediaset al massimo per la fine di febbraio, in modo da affrontare le elezioni regionali libero da fardelli giudiziari, e soprattutto perché dopo gli altolà di Fini, ma anche le pretesi di Bossi, diventerebbero ingestibili.
In ballo c'è il processo bene, le varie ipotesi più o meno ampie di legittimo impedimento, il lodo Alfano costituzionalizzato. La via più tranchant per fulminare i due dibattimenti è il processo breve, che dovrà subire varie modifiche e rischia, soprattutto per problemi d'impatto, di essere bloccato da Napolitano. Il Cavaliere ha già messo in conto la prova di forza, una nuova approvazione che farebbe entrare in vigore la legge. Ma lo scontro istituzionale sarebbe assai pesante. Il nuovo scudo congela processi ha tempi troppo lunghi (almeno sei-sette mesi). Non resta che il legittimo impedimento, sul quale il premier vuole garanzie assolute. A chi, nel Pdl, caldeggia la trattativa con le opposizioni, a partire dal centrista Casini, per ottenere i due terzi ed evitare il referendum, lui risponde: "Sono anche disposto a rinunciare al processo breve, ma devo avere la certezza che Napolitano firmi la norma". Svuotato delle più manifeste incostituzionalità, il processo breve a quel punto potrebbe proseguire la sua strada, ma senza la norma transitoria che ne rende obbligatoria l'applicazione ai processi in corso. Tutto dipende, a questo punto, dai margini di apertura di Udc e Pd.
La settimana prossima sarà decisiva. Mercoledì, in commissione Giustizia alla Camera, partirà l'esame delle proposte sul legittimo impedimento. Lo ha chiesto il capogruppo Enrico Costa, autore assieme al leghista Matteo Brigandì, di un testo che sospende i processi di premier, ministri, sottosegretari, parlamentari fino a sei mesi. Un'ipotesi che non piace a Casini ("Così continuiamo ad andare fuori strada"), il primo a ipotizzare la "legge ponte" per coprire il vuoto fino al nuovo lodo costituzionale. La mente giuridica dell'Udc, Michele Vietti, ha sfornato la sua leggina. Striminzita per conseguenze rispetto a quella di Costa, perché prefigura un legittimo impedimento temporanea. Prevede che costituiscano motivo di rinvio delle udienze gli impegni istituzionali del capo del governo, ma sarà valido solo "per 12 mesi" in attesa della nuova legge. Una norma per tutti "i processi penali in corso in ogni fase, stato o grado". Con la prescrizione bloccata.
Tutto questo accade alla Camera, mentre al Senato, calendario alla mano, ci si rende conto che il processo breve non potrà essere approvato in aula prima di Natale. Oggi la commissione chiude la discussione generale. Termine per gli emendamenti a lunedì 14 dicembre alle 20. Il presidente Filippo Berselli vuole chiudere due giorni dopo, Pd, Idv, Udc preannunciano ostruzionismo, ma sarà la Finanziaria, in arrivo a metà mese, a stoppare obbligatoriamente i lavori. La partita tra legittimo impedimento, processo breve e nuovo lodo ripartirà nel 2010.
Nessun commento:
Posta un commento