del 17 dicembre 2009
ROMA - Dopo gli annunci degli ultimi giorni (norme per regolare le manifestazioni di piazza, ma soprattutto per controllare di più i contenuti sul web) il Consiglio dei ministri ha scelto di non scegliere. Il disegno di legge che doveva contenere le nuove disposizioni è stato solo citato in una relazione del ministro dell'Interno, Roberto Maroni. ''Ulteriori approfondimenti' andranno studiati, si è detto, anche se il Cdm, all'unanimità, è si è mostrato d'accordo nel presentarlo "con alcuni aggiustamenti''. "In quanto a internet - è stato deciso - dobbiamo arrivare a sanzionare chi supera determinati limiti".
E' quanto ha spiegato stamane al termine della riunione a Palazzo Chigi il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli. ''Serve un ulteriore approfondimento ed oggi - ha aggiunto - si è proceduto solo a un primo avvio di discussione, anche se c'è sostanziale accordo sul varo dell'iniziativa di legge''.
Lo stesso Matteoli ha poi spiegato che si tratta di ''consentire la possibilità di manifestare senza disturbi gravi che garantiscano tutti''. La difficoltà tecnica della normativa sta nel ''non mettere sullo stesso piano, ad esempio, chi disturba gravemente con chi fischia...''. Per quanto riguarda Internet serve, invece, ''sanzionare chi supera determinati limiti". Ma a quali limiti ci si riferisca, ancora non si sa.
A dare un'idea di quel potrebbe essere il "limite" da imporre ai contenuti che viaggiano in Rete è stato il presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ha affermato, in sostanza, che Facebook è più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni 70. La seconda carica dello Stato non sembra avere dubbi sul contenuto di alcuni messaggi che si leggono sul network americano.
"Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi, che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange". Durante la cerimonia di auguri a Palazzo Giustiniani, Schifani ha espresso sintonia con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di voler usare una legge e non un decreto per mettere ordine nel web. "Una cosa è certa - ha sottolineato - qualcosa va.
LE REAZIONI
Facebook. "Facebook è ampiamente usato per sostenere buone cause, e tante persone in tutto il mondo lo sfruttano per migliorare la società", dichiara aRepubblica Debbie Frost, portavoce di Facebook.
"Quando le opinioni espresse sul nostro sito si trasformano in dichiarazioni di odio o minacce contro le persone, rimuoviamo i contenuti e possiamo
anche chiudere gli account dei responsabili", continua la Frost. "Ma la realtà è che, purtroppo, l'ignoranza esiste, dentro e fuori da Facebook, e non sarà sconfitta nascondendola, ma piuttosto affrontandola a viso aperto".
Pierluigi Bersani. "Il governo deve sapere che sta trattando una materia delicatissima e che noi, quindi, saremo attentissimi". Pier Luigi Bersani mette in guardia l'esecutivo a proposito delle disposizioni sulle disposizioni su Internet proposte dal ministro dell'Interno, durante il Consiglio dei ministri di oggi, dopo l'aggressione subita dal premier a Milano.
"Noi siamo per l'applicazione delle norme vigenti, per i presidi a tutela della libertà di informazione al di qua di comportamenti devianti ma non siamo certo per limitare la libertà di espressione", ha detto il segretario del Pd a margine della presentazione del rapporto Nens, il centro studi di cultura riformista, sulle diseguaglianze economiche.
L'Italia dei Valori. "Schiafani la pensa come Ahmadinejad, HU Jintao e Al Bahir, i presidenti di Iran, Cina e Sudan, dove Facebook è messo al bando". Lo afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.
"Al presidente del Senato - ha detto - ricordiamo che Facebook non è un pericolo per la democrazia, ma una preziosa risorsa, un social network per la circolazione delle idee e delle conoscenze, per l'aggregazione e la socialità. Solo i regimi totalitari e oscurantisti vedono in internet un pericolo, per tutti gli altri è una ricchezza.
"Il nostro Paese - ha concluso il capogruppo Idv - non è né l'Iran, né la Cina né il Sudan, per quanto riguarda il diritto alla libertà d'espressione e d'informazione. Difenderemo l'articolo 21 della Costituzione ed impediremo a questo governo di imbavagliare la rete".
Articolo 21. "Al Presidente del Senato manderemo una bibliografia dettagliata di Facebook, perchè forse è leggermente confuso sul valore e il ruolo dei social network". Lo dice il direttore di "Articolo21", Stefano Corradino, in un editoriale sul sito commentando la dichiarazione del Presidente Schifani, che ha descritto Facebook come "più pericoloso dei gruppi anni '70.
Corradino ha riaffermato che Facebook "non solo non è un fenomeno tutt'altro che residuale (sono iscritti 10 milioni di utenti della rete in Italia e 350 milioni in tutto il mondo) ma la rete, e quindi Facebook è uno straordinario spazio di libertà, che non può essere sottoposto a un editto censorio nè messo sotto il controllo di un Esecutivo".
"Probabilmente - prosegue Corradino - il presidente del Senato, nel criticare Facebook sulla sua presunta capacità di autoalimentare odio, fa riferimento ad una delle tante iniziative promosse dagli alleati della Lega, primo fra tutti il figlio del leader Umberto Bossi, allorchè inventò un gioco per 'rimbalzare' le navi dei clandestini fuori dalle coste italiane...".
Libertiamo.it. "Le preoccupazioni del presidente del
Senato riflettono una realtà che non esiste, solo perché, banalmente, Facebook non è ciò che Schifani pensa che sia". E' questo il commento della redazione di "Libertiamo.It", la rivista online dell'associazione presieduta dal deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova.
"Ci sono tante parole sul Web - si legge nell'articolo - molte cose intelligenti e molte cose stupide, ma sono sempre e soltanto parole, che tutti possono leggere e che tutti possono segnalare alle autorità, se si ritiene che rappresentino un'istigazione alla violenza o un'apologia di reato".
"Dire che facebook (non alcuni gruppi di Facebook, ma proprio Facebook!) è pericoloso - continua "Libertiamo.It" - significa sostenere che è pericolosa la libertà di comunicare e scambiarsi idee. A ritenere pericolosi i social network sono i regimi totalitari, non le democrazie come la nostra".
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