del 14 dicembre 2009
di Pietro Orsatti
(Giornalista)
Il clima è quello che è. Lo sapevamo da tempo, come da tempo chiunque tenti di “ragionare” anche criticamente viene sovrastato dagli urli e insulti e slogan dalle varie curve di tifosi.
Che da tifoserie negano anche l’evidenza. L’aggressione a Silvio Berlusconi da parte di una singola persona con chiari e documentati disturbi, assolutamente condannabile ma certo non generalizzabile come responsabilità di tutta l’opposizione, diventa perciò caso, icona, punto di non ritorno. Diventa politica, o meglio diventa pezzo di quello che è diventata la politica in questi anni. C’è ormai un clima da slogan urlati. Semplificazioni, distorsioni. Andiamo a vedere, per esempio, cosa ha scritto ieri il vicedirettore de Il Giornale, Alessandro Sallusti: «Come ai vecchi tempi, i cattivi maestri pontificano, cretini, delinquenti e pazzi, agiscono. Il tutto sotto l’ombrello della Costituzione sacra e intoccabile, di quella parte della magistratura politicizzata, di chi sostiene che la volontà popolare non conta e chi vince le elezioni, se è Berlusconi, non può governare. Cambiamola, questa Costituzione, facciamo subito le riforme». Ci manca poco che Sallusti chieda la sospensione delle poche, traballanti, garanzie che ci rimangano, lanci l’appello a dichiarare lo stato di emergenza nazionale, e consegni al ministero dell’Interno una lista di possibili proscritti che comprenda giornalisti, testate, magistrati, politici, giudici costituzionali, presidenti della Camera, anziani presidenti della Repubblica, in carica e no, e perfino Rosy Bindi. Eh, si, la Rosy Bindi rea di aver abbandonato la calzetta e il cilicio (se mai abbia indossato un cilicio e fatta la calzetta) per fare addirittura il presidente di quel covo di “mandanti” che è il Pd. Sallusti è persona che esce allo scoperto solo quando il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare.
Poi ecco che arriva l’attacco vero, il vero obiettivo per il centrodestra. Il consigliere laico del Csm, Gianfranco Anedda (in quota Pdl, ovviamente), esprimendo la sua “esecrazione” per l’aggressione a Berlusconi parla del «clima d’odio» che c’è nel Paese, dicendo che a questo clima «non sono estranei i magistrati». E fa nomi e cognomi, riportando alcune prese di posizione dei procuratori aggiunti di Milano Armando Spataro e di Palermo Antonio Ingroia. Dice, Anedda, di voler credere che le loro parole «non abbiano incoraggiato la violenza», ma osserva che proprio in quanto «eccessive» sono state «indirettamente causa di violenza». In particolare, di Spataro Anedda ricorda le «grida sull’arroganza della legislazione», mentre di Ingroia le parole pronunciate in un convegno «politico» quando ha parlato della seconda Repubblica come «figlia del patto tra Stato e mafia». Ormai l’attacco è generalizzato, e non nascondiamo che lo era già da prima dell’aggressione al premier. L’unica istituzione risparmiata, almeno finora, dal premier è la Corte dei conti, tutti gli altri sarebbero parte di un complotto ordito per far cadere lui e negare il voto degli italiani. Csm, Corte Costituzionale, Parlamento, magistratura giudicante e non fino alla Presidenza della Repubblica. Tutti schierati e parte del complotto.
Ripetiamo: l’aggressione di ieri a Silvio Berlusconi è un atto gravissimo, ingiustificabile. Come è un atto gravissimo il continuo martellamento sulla Costituzione e tutti gli organi di controllo autonomi e indipendenti. La violenza è entrata a far parte del linguaggio. Non ieri. Da troppo tempo.
Nessun commento:
Posta un commento