del 5 dicembre 2009
di Gigi Furini
(Giornalista)
Ese, il 16 dicembre, scaduto il tempo per aderire allo scudo fiscale, qualche funzionario di banca svizzera, minacciato di licenziamento, venisse in Italia a portare i nomi di chi ha deciso di lasciare i soldi oltre confine? Eugenio Benetazzo, analista finanziario indipendente, da molti considerato “il Beppe Grillo della finanza”, prende sul serio questo problema, già sollevato nelle settimane scorse da voci anonime sulla stampa svizzera (su banchieri pronti a parlare anche di Silvio Berlusconi, irritati dalle ispezioni del fisco nelle filiali italiane delle banche elvetiche). Benetazzo fa l’economista ma si è improvvisato anche attore e gira l’Italia con il suo spettacolo “Funny money”, cioè “denaro pazzo”. Racconta di come la crisi non sia affatto finita, sostiene che “il marcio è appena iniziato”, e spiega che “lo scudo fiscale più che una manovra politica è stata un’esigenza di natura contabile, necessaria per tamponare il crollo delle entrate fiscali”.
Dice al Fatto: “Ho tanti amici ed ex compagni d’università che lavorano a Lugano. Sono disperati, gli italiani stanno portando via i loro depositi e le banche reagiranno di conseguenza, licenziando il personale”. Non è solo una conseguenza dello scudo fiscale che permette di rimpatriare i soldi sottratti al fisco pagando il cinque per cento: “Non si fidano più della Svizzera. C’è grande paura per come la Svizzera si comporterà in futuro, visti i contenziosi aperti, in tema di segreto bancario, con gli Stati Uniti e con i paesi dell’Unione europea”. La vicenda di Ubs ha lasciato il segno, con la più importante delle banche svizzere che si è piegata alle esigenze del fisco americano . La prima conseguenza è che sembra che lo scudo fiscale italiano (almeno per quanto riguarda i soldi nascosti in Svizzera) stia andando bene: “Il rientro dei capitali in Italia va a gonfie vele. Stanno rientrando i capitali dai 50 ai 500 mila euro, legati a posizioni di persone fisiche”, stima Benetazzo. Come dire che, se le banche avranno meno soldi da gestire, faranno a meno di tanti funzionari: “Ma questi funzionari sono pronti a vendere cara la pelle. Sui loro computer hanno i nomi dei clienti italiani. Basterà aspettare il 16 dicembre per vedere chi ha aderito allo scudo e chi no”. E poi? “Possono sempre fare la spia. Prendere il database, in una semplice chiavetta Usb, e presentarsi all’Agenzia delle Entrare di Como. Potrebbero ricevere anche lauti compensi per questa operazione, diciamo così, di intelligence”. Benetazzo giura che il suo obiettivo non è lo stesso di Tremonti, cioè spaventare gli evasori fiché c’è ancora tempo per convincerli a rimpatriare: “Dico quanto ho sentito in ambienti della finanza indipendente. Le banche svizzere ridimensionano la forza lavoro e sono in tanti a rischiare il posto. Questi restano sul lastrico, e senza lavoro, con a casa moglie e figli. E’ chiaro che sono disposti anche a tradire la banca. Tanto più la banca che li sta licenziando”.
Benetazzo spiega cosa rischia l’italiano che lascia i soldi in Svizzera anche dopo il 16 dicembre: “Una sanzione fino al 150 per cento dell’importo accertato. E’ per questo che molti aderiscono. Il beneficio della sicurezza, ormai, è a rischio anche in Svizzera. Cosa fanno? Lasciano là i soldi con i timori di essere individuati e di dover pagare multe salatissime, superiori addirittura alla cifra che hanno nascosto? Molto meglio portare a casa i soldi pagando quel pezzo di pane che chiede il governo. Poi se ne riparlerà”. Però, in questo modo, i più furbi con lo scudo riusciranno a cavarsela, dice chi avversa lo scudo. Replica l’analista finanziario: “Il governo aveva bisogno di quei soldi per tamponare il crollo delle entrate fiscali. In cassa arriveranno cinque o sei miliardi di euro”.
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