del 7 dicembre 2009
di Salvo Vitale
(Amico di Peppino Impastato)
Ormai solo la sua fede lo può salvare. Il potere no. Buscetta lo sapeva benissimo, quando disse a Falcone di non voler parlare dei rapporti tra politica e mafia: “Signor giudice, o mi uccideranno e accuseranno lei di essere pazzo, o la uccideranno e accuseranno me di essere pazzo”. Insomma, “chi tocca i fili” della politica muore. E quella di “folle” è stata la prima accusa che il Berlusca ha lanciato a Spatuzza. Poi si è scatenata tutta la muta dei cani al suo servizio, attraverso televisioni e giornali, assumendo come linea di difesa da far credere alla gente, che questo è il governo che più degli altri ha ottenuto risultati contro la mafia e che quindi la mafia, servendosi di Spatuzza, stia cercando di fargliela pagare. Per la verità non c’è paragone con i successi conseguiti al tempo in cui Caselli era procuratore a Palermo (arresti di Reina, Bagarella, Brusca ecc.,) ma dal miglior presidente del Consiglio mai esistito in Italia non ci si può aspettare altro che il migliore impegno contro i mafiosi o il migliore accordo con loro. Così il povero Spatuzza, che ha confessato la lista dei suoi orrendi crimini, non passa per un pentito, oggi studioso di teologia, schieratosi con Dio e non con Mammona, ma per uno strumento nelle mani di boss e magistrati che vogliono servirsi di lui per infangare il buon nome dell’Italia all’estero e per far cadere il governo. Intanto sta passando, nel silenzio totale, quello che è il più grosso regalo del governo ai mafiosi, ovvero la vendita all’asta dei beni confiscati alla mafia, ovvero il nono punto del “papello”. Vista l’incalcolabile disponibilità di soldi da parte di Cosa nostra, non sarà difficile ai mafiosi, che fisseranno il prezzo d’asta, senza che nessuno possa ribattere, tornare in possesso dei loro beni. E passa in silenzio anche un’altra cosa ben più sottile: i vantati successi del governo contro la mafia non sono del governo, ma della magistratura e delle forze dell’ordine, ovvero di alcuni servitori dello stato ai quali devono ancora essere pagate le spese da loro anticipate per la cattura di Bernardo Provenzano. Togliere risorse alle forze dell’ordine e delegittimare la magistratura significa fare ulteriori regali a Cosa Nostra, che, a parole si vuol far credere di combattere. E siamo sempre là, in quello slogan che da anni caratterizza tutta l’attività governativa: “L’importante non è fare, ma far credere di fare.
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