del 8 dicembre 2009
di Sandra Amurri
(Giornalista)
Con il maxiemendamento del Governo sulla legge Finanziaria arriva Babbo Natale anche per la mafia. Un dono preziosissimo per le organizzazioni criminali segrete che, come si sa, più del carcere (che mettono in conto), temono di perdere i “piccioli”.
Il pacco dono si chiama: vendita dei beni confiscati, all’asta e a trattativa privata per quelli di valore fino a 400 milioni, cioè la maggior parte. Una legge che non garantisce nulla, tantomeno la trasparenza dell’azione dello Stato nella lotta alla mafia lasciando aperta la porta a qualsiasi abuso, e che di chiaro ha solo la finalità: vendere. Per il resto è buio fitto. Il testo non dice che decorsi i termini i beni possono essere destinati alla vendita, bensì che sono destinati alla vendita senza specificare come esempio quelli il cui recupero civico ha un alto valore simbolico. Significato chiaro anche per un bambino: i beni tolti dallo Stato ai mafiosi saranno riacquistati dai mafiosi. E se è chiaro a un bambino è da escludere che non lo sia per il Governo. Dunque, non resta che prendere atto della volontà di questo Governo di fare un regalo alla mafia con la discutibile, e tra l’altro non veritiera motivazione: vendiamo per fare cassa come se l’emergenza potesse prescindere dal valore della trasparenza e dal rispetto delle regole.
E neppure fare cassa sarà facile considerate le molteplici criticità. La maggior parte dei beni confiscati, infatti, sono blocca-ti dalle ipoteche poste dalle banche che hanno elargito i mutui. Un esempio per tutti la tenuta del boss Michele Greco, detto il Papa. Affinchè lo Stato ne possa disporre, come stabilito dalla giurisprudenza in assenza di una legge, deve dimostrare in sede penale con i tempi e le difficoltà che questo comporta che la banca, nell’elargire il mutuo, non abbia rispettato una serie di indicatori sufficienti a stabilire che la proprietà di quel bene, intestato magari ad un parente o a un prestanome, non fosse mafiosa. Ultimamente la Cassazione non ha riconosciuto la buona fede del Banco di Sicilia di Palermo, ad esempio, su alcuni immobili confiscati ipotecati e il bene è rimasto allo Stato in quanto l’ipoteca non è risultata opponibile, ma non sempre accade. Mentre spesso si verifica che la Banca abbia venduto i crediti ipotecari a società di factoring e in questo caso tutto si complica. I beni vendibili, l’85% dei quali si trova nelle quattro regioni meridionali con una netta prevalenza della Sicilia (47%), potranno essere acquistati da società quotate in borsa che commercializzano immobili o anche da società a partecipazione pubblica che in seconda battuta li metterà in vendita, senza alcun controllo su chi li riacquisterà. É cosa così difficile da prevedere che ad acquistarli sarà la mafia? Dunque, il bene tornerà al mafioso a cui è stato confiscato e lo Stato dovrà tornare a riprenderselo con uno spreco di risorse pubbliche nemmeno lontanamente paragonabili al guadagno che potrebbe ricavarne con la vendita. Ma l’inganno è consumato.
A ciò, che poco non è, si aggiunge un’altra notizia non ancora ufficiale ma certa e preoccupante: il Governo, alla scadenza del 20 dicembre prossimo non rinnoverà l’incarico di commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati all’ex magistrato della Dda di Lecce ed ex consulente della Commissione Antimafia, Antonio Maruccia, nominato dal Governo Prodi nel 2007, nonostante (o forse proprio perchè) abbia fatto un ottimo lavoro anche nel privilegiare l’affidamento dei beni tolti alla mafia alle cooperative e alle associazioni antimafia come Libera per intendersi. E per finire con la nuova legge viene prevista, anche in questo caso in maniera confusa e senza precisare da cosa verrà sostituita, la scomparsa dell’Agenzia del Demanio. Di certo quello che verrà, nonostante il duro colpo inferto con l’arresto dei due importanti latitanti, sarà davvero un bel Natale per Cosa Nostra che potrà brindare con lo champagne anche in carcere, all’idea di riprendersi quei beni che il sudore e la fatica di molti le avevano sottratto.
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