venerdì 4 dicembre 2009

Troppe ombre

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 4 dicembre 2009

di Rita Borsellino
(Europarlamentare PD e sorella di Paolo Borsellino)


Le vicende legate alla Desio e alla Sicula Brokers suscitano non poche perplessità. E’ vero che Schifani, in veste di avvocato e uomo d’affari, si è trovato a intrattenere frequentazioni di cui solo successivamente si è accertata la pericolosità, ma è altrettanto vero che dopo questi accertamenti e una volta entrato in politica, l’attuale presidente del Senato avrebbe dovuto prendere le distanze con maggiore decisione. Stiamo parlando di comportamenti che, sia chiaro, non hanno rilievi penali, ma che, ripeto, suscitano forti perplessità sotto il profilo politico. Quando si parla di edilizia a Palermo, purtroppo, ci si scontra con anomalie e paradossi di ogni tipo. Per fare un esempio che, purtroppo, tocca me e la mia famiglia da vicino, nel palazzo di via D’Amelio 19, all’epoca in cui ci viveva mia madre, tra i condomini c’era pure il boss Vitale e un certo Sprio, il mandante dell’omicidio Bonsignore. E non posso dimenticare quella volta che, affacciandomi dal balcone di casa insieme con mio fratello Paolo, vidi l’irruzione della polizia nel palazzo di fronte. Scoprimmo in seguito che lì c’era il covo di Madonia. Insomma, non mi indigno certo se Schifani si sia trovato all’interno di una cooperativa come la Desio. Quello che non condivido è che, in veste di politico, non abbia preso chiare e nette distanze da questa cooperativa e anzi, si sia sentito in dovere di difenderla in tribunale. Con tutta la buonafede che vi può essere dietro, questi sono comportamenti che all’esterno non possono non suscitare ombre e perplessità. Stiamo parlando di un punto centrale anche per ragionare su vicende come quella legata al sottosegretario Cosentino. Se alla magistratura spetta il compito di valutare e accertare i fatti, la politica, invece, ha il dovere di sgombrare se stessa e soprattutto le istituzioni da qualsiasi ombra. Perché è sacrosanto invocare la presunzione di innocenza, ma è altrettanto doveroso evitare anche solo il sospetto che lo Stato o frange di esso possano convivere con la mafia. Come diceva Paolo, ci sono contiguità che la politica non si può permettere. Anche perché, se poi arriva un magistrato che nel pieno rispetto delle proprie funzioni fa i dovuti accertamenti, è normale che determinate contiguità vengano fuori. E quando questo accade, gridare alla persecuzione e attaccare i giudici è fin troppo facile, oltreché infantile e antidemocratico.

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