martedì 1 dicembre 2009

“B. si difenda nel processo e dal processo” E nel Pd scoppia la grana Letta

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 1 dicembre 2009

di Alessandro Ferrucci e Antonella Mascali
(Giornalisti)


Tocchi l’articolo, muta la sostanza. Sembra un semplice problema semantico, figlio del caposcuola della materia, Ferdinand de Saussurre. È, al contrario, il campanello d’allarme scattato ieri dopo l’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Enrico Letta, vicesegretario del Pd, dopo un incontro con il presidente Giorgio Napolitano e il leader del Pd: “Come ha detto Bersani, consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo. Certo legittimo non vuol dire né opportuno, né adeguato al comportamento di uno statista...”. Questa la parte “incriminata”; “nel” e “dal”: gli articoli che hanno fatto diventare paonazzi molti dei vertici del Partito democratico, giuristi e magistrati. Vista anche la (non) precisazione dello stesso segretario: “Ci si può difendere nel processo e dal processosecondo le norme vigenti – spiega Pier Luigi Bersani –, alle quali si possono attenere tutte le persone, incluso il premier che non va in udienza se ha altro da fare e se i giudici accettano i motivi dei suoi impegni”. Quindi ecco la nuova querelle con l’Idv: “Non so se è solo un’ingenuità o qualcosa di più pericoloso – interviene Antonio Di Pietro –, ma questa è un’affermazione grave, che mette a rischio la possibilità di alleanze”. “Di Pietro monta una polemica sul nulla – risponde Letta –. Ribadisco quello che ho detto: penso che sia inopportuno ma legittimo che Berlusconi, come qualunque imputato, usi gli strumenti della legislazione vigente per difendersi”. Tradotto può voler dire certificati, agenda istituzionale per impegni improrogabili nell’esercizio delle sue funzioni, influenze o malattie varie, insomma “legittimi impedimenti”. Così ecco lo sbandamento nel Pd: “Ci si dovrebbe difendere nei processi. Quella di difendersi dai processi è una brutta abitudine che stanno prendendo molti altri oltre al presidente del Consiglio. E comunque un conto è rinviarli quanto più è possibile, altro è pretendere di avere delle immunità diverse da tutti gli altri”, spiega il senatore del Pd Gerardo D’Ambrosio. Magari con il legittimo impedimento. “Tutti – sottolinea Felice Casson – devono difendersi nei processi e qualsiasi provvedimento che preveda altro, solo per qualcuno, è palesemente incostituzionale”.

Per il vicepresidente dell’Anm, Gioacchino Natoli, già pm del processo a Giulio Andreotti “difendersi nel processo è legittimo, lecito, opportuno e degno di un paese civile. Difendersi dal processo, invece, assume una valenza di tipo diverso, soprattutto se questa difesa dal processo viene assunta da chi ha la responsabilità di rappresentare il paese, per l’effetto di imitazione che può indurre nel comune cittadino”. E ancora: “Ovviamente un partito è libero di assumere la posizione che ritiene giusta su tutto, ci mancherebbe altro. Fermo restando che l’assunzione di una posizione, rispetto a una materia così delicata, come la scelta di porre in essere eventuali ostacoli al corretto fluire del processo, comporta un’oggettiva assunzione di responsabilità agli occhi dei cittadini e

degli elettori”.

Già, si parla di processi a potenti , ed esce il nome del “ Divo”: è quasi un’equazione. Così è lo stesso con il professor Stefano Rodotà: “Andreotti si è presentato in aula, ogni volta: lui si è difeso nel processo. Rispetto al ‘dal’ rimango molto colpito, direi basito: è una formula che legittima ogni cittadino a evitare il tribunale”. Quindi il costituzionalista Michele Ainis: “Facciamo un esempio, prendiamo il Fisco: cosa vuol dire difendersi da lui? Semplice, non pagare i contributi. Allo stesso modo per il processo, vuol dire evitarlo. Purtroppo un’altra volta la politica ha utilizzato un’espressione infelice per manifestarsi”. Qualche interrogativo anche per Debora Serracchiani: “Di professione faccio l’avvocato – spiega – e dunque so bene che chi è imputato considera il processo una minaccia in sé. Penso che dovrebbe essere non solo suo dovere di uomo pubblico ma anche suo interesse personale sgombrare tutti i dubbi e cercare un’assoluzione piena. E ciò può accadere solo “in” un processo”.

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