domenica 6 dicembre 2009

Berlusconi-mafia, sceneggiata ad Alta Velocità

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 6 dicembre 2009

di Antonella Mascali
(Giornalista)


Missione riuscita a Silvio Berlusconi. I giornalisti che fanno domande sono stati tenuti sotto stretta sorveglianza e nulla è stato lasciato al caso per non correre il rischio che potessero avvicinarlo il giorno del No B day e il giorno dopo la deposizione del pentito Spatuzza a Torino.

Alle 16.20 di ieri è salito sul treno alta velocità Torino-Salerno per inaugurarlo. La zona attorno alla stazione di Portanuova era circondata da carabinieri e poliziotti. Poche centinaia di manifestanti no Tav e pendolari arrabbiati per i treni fatiscenti e spesso in ritardo, hanno chiesto le dimissioni del premier, alcuni hanno intonato Bella ciao. I giornalisti accreditati sono stati fatti salire sul treno alle 16 e “ rinchiusi “ nelle carrozze 6 e 7 senza possibilità alcuna di poter stare sulla banchina ad attendere Berlusconi. Gli parlano alcuni cronisti che restano a terra. Con loro, Berlusconi si congratula per l’arresto a Palermo del boss Giovanni Nicchi e a Milano di Gaetano Fidanzati. E Spatuzza? “Di lui non parlo, gli italiani sapranno giudicare”. Quindi il popolo e non la magistratura. Il Premier sale sulla carrozza numero uno e va in scena il “Grandefratello”: lo si può vedere, riprendere e fotografare soltanto attraverso i monitor, peraltro montati solo su uno dei vagoni per i giornalisti. Nessun audio, si vede il cavaliere che con una faccia da circostanza ascolta l’amministratore delegato di Trenitalia, Moretti. Poi va dal macchinista, appoggia le mani sulle sue spalle e si atteggia a Napoleone. Finita questa scena si passa a quella finale: le finte domande dei giornalisti, solo quelli scelti da lui. L’inviato di Canale 5 e quello dell’Ansa. La prima è sul programma per le infrastrutture: “C'è ancora molto da fare perché il governo eredita un ritardo passato dovuto ai veti della sinistra ecologista…”, promette anche due miliardi per interventi sulle tratte regionali. All’altra domanda sul parallelo alta velocità - velocità del Paese, risponde che “il peggio è passato. Bisogna però essere ottimisti”.

A questo punto, mentre cresce il nervosismo tra i giornalisti che vorrebbero fare il loro mestiere, si sente un “fuori onda”: “Chi fa la domanda sulla mafia?”. Prende il microfono l’inviato dell’Ansa e chiede un commento sugli arresti di Palermo e Milano. Berlusconi non aspettava altro. Ripete il ritornello che il suo governo è il più bravo nella lotta a Cosa Nostra e aggiunge che le due operazioni “sono la migliore risposta a tutte le calunnie rivolte al governo da irresponsabili che con il loro agire non fanno altro che gettare fango”.

Fine delle domande e inizio della contestazione di alcune giornaliste perché viene impedito di chiedere al premier, per esempio, una risposta alla piazza di Roma che vuole le sue dimissioni. Ci blocca il capo del cerimoniale di palazzo Chigi, Rodolfo Gianolla. L’addetto stampa promette che farà la richiesta “al presidente”, ma il presidente all’arrivo del treno a Milano se la squaglia e incontra alcuni rappresentanti del club “giovani della libertà”. Con loro torna ad attaccare Annozero per la puntata sul caso Mills: “Fa schifo, hanno montato un film per sputtanarmi”.

Intanto i giornalisti, intruppati, vengono piazzati ben lontani dal palco dove dovrà parlare. Arriva “mister B” e comincia con una delle sue battute sulle donne: “Qui fisicamente ho conosciuto la mia prima moglie… ho conosciuto tante fidanzate sui treni, menomale che l’alta velocità”, che accorcia i tempi di percorrenza, “arriva adesso che ho un’età avanzata”. Poi parte il disco sul suo governo contro i boss. A distanza il ministro Maroni dice che gli arresti sono la risposta alle “farneticazioni che stiamo sentendo in questi giorni”.

Alla fine del comizio, Berlusconi brinda con alcuni operai della Tav e un gruppo di ospiti. Niente giornalisti, per loro un percorso accidentato di transenne, per tenerli ancora una volta a distanza di sicurezza dalle domande. Ma ne scorgiamo un paio oltre le barriere. Protestiamo, superiamo il primo blocco di sicurezza, ma al secondo, un energumeno non si limita a farci tornare indietro. Per non correre rischi, piazza un pugnetto allo stomaco, strige forte il braccio destro e ci spinge fuori. “C’è un concetto semplice che continua a non essere chiaro al nostro premier - protesta in serata la Fnsi - : le conferenze stampa sono le occasioni nelle quali i giornalisti possono fare liberamente le loro domande. Ancora oggi per l’inaugurazione della Tav Torino-Milano per alcune colleghe e colleghi si è ripetuto lo spettacolo consueto: è stato impedito di fare il loro lavoro, mentre solo pochissimi, accuratamente selezionati, avevano il diritto di porre domande”. Avvicinare il presidente dunque non è previsto. Soprattutto quando è in corso una grande manifestazione contro “il monarca assoluto”, come l’ha definito il suo compagno di partito Gianfranco Fini.

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