giovedì 10 dicembre 2009

"Bnl, il nastro Fassino-Consorte venduto a Berlusconi dalla Reseearch"

Dal Quotidiano La Repubblica
del 10 dicembre 2009

di Emilio Randacio
(Giornalista)


MILANO - L'intercettazione sulle mosse per scalare la Bnl, tra Giovanni Consorte e Piero Fassino, sarebbe stata "venduta". Ceduta da Roberto Raffaelli, manager della Research control system (Rcs), la società che gestiva per la procura di Milano le intercettazioni dell'inchiesta, direttamente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, alla vigilia di Natale del 2005. Pochi giorni dopo, quel colloquio sarebbe divenuto nient'altro che l'inizio di una campagna mediatica su il Giornale della famiglia del premier contro i vertici dei Ds, accusati di essere stati informati di una notizia finanziaria che doveva restare segreta.

Questa ricostruzione - come ha scritto ieri l'Unità - è stata fatta dal mediatore della vendita, l'imprenditore milanese Fabrizio Favata, alla procura di Milano. Un'ipotesi su cui ora sta lavorando il pubblico ministero Massimo Meroni che, al momento, vede solo due persone finite nel registro degli indagati. Lo stesso Favata per minacce e Raffaelli per violazione di atti coperti da segreto d'ufficio.

Ma prima ancora che arrivino le conferme dal lavoro investigativo, la notizia scatena una serie di polemiche politiche. "Una ricostruzione priva di fondamento", la bolla l'avvocato-onorevole del Cavaliere, Niccolò Ghedini. "Le indagini - ha concluso - non potranno che dimostrare la totale estraneità alla pubblicazione del presidente Berlusconi e del dottor Paolo Berlusconi".

Diversa, invece, l'opinione di molti esponenti dell'opposizione. "Se quanto emerso verrà confermato anche dalle indagini della magistratura - ha commentato il presidente del gruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro - , è chiaro che saremmo davanti a una vicenda davvero preoccupante. Un'intercettazione dell'onorevole Fassino, rivelatasi peraltro priva di interesse istruttorio, sarebbe stata oggetto niente meno di un "regalo natalizio" al Presidente del Consiglio, per poi essere pubblicata qualche tempo dopo sul quotidiano Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi".

Sulla stessa linea il parere di Dario Franceschini. "Mi auguro - ha detto l'ex segretario del Pd - che la magistratura chiarisca al più presto e fino in fondo tutti i risvolti di questa vicenda al fine di restituire, in primo luogo all'opinione pubblica, la completa verità dei fatti che ebbero allora un peso rilevante nelle questioni politiche".

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