del 7 dicembre 2009
di Carmelo Lopapa
(Giornalista)
ROMA - Uno scudo che neutralizzi le inchieste sul premier e la norma sul processo breve che ne annulli gli sviluppi giudiziari, a cominciare dal processo Mills in corso. Sul cammino a tappe forzate il presidente del Consiglio Berlusconi non intende fare retromarcia, tutto va condotto in porto entro pochi mesi. Eppure il ministro delle riforme Bossi in serata rilancia sulla necessità che si facciano riforme insieme con l'opposizione, perché "quelle costituzionali non sono ad personam ma servono a cambiare il Paese".
A sorpresa, tra le priorità, il Senatur indica però la revisione della legge sui pentiti: "Berlusconi non penso vada in giro a mettere bombe. Diciamo che la mafia si è un po' arrabbiata e si sta muovendo". Proposta in rotta col "suo" ministro degli Interni Maroni, che 24 ore prima, dopo l'arresto dei boss Fidanzati e Nicchi, aveva garantito l'esatto contrario ("Non ci saranno modifiche"). Le polemiche sulla lotta alla mafia per altro continuano ad infiammare lo scontro. Sabato notte, in un'intervista a Mediaset, il premier Berlusconi aveva definito la mafia "un fenomeno da estirpare, ma assolutamente contenuto".
Le norme sulla giustizia restano in cima all'agenda. Il coordinatore Pdl Ignazio La Russa chiede correttivi: "Per forza ci saranno modifiche, soprattutto sulle questioni di dubbia costituzionalità" dice riferendosi al ddl sul processo breve, "atto di civiltà". In ogni caso, insiste Osvaldo Napoli pidiellino berlusconiano, "il lodo Alfano ieri e il ddl sui processi brevi oggi non sono "ad personam" ma vanno adottati: servono ad evitare il collasso del sistema". Un sistema che il responsabile riforme Pd Luciano Violante, in una intervista al Corriere, definisce "fragile" e da puntellare con riforme condivise, anche sul rapporto politica-giustizia. Il coordinatore Pdl Sandro Bondi la giudica un'apertura positiva importante. Ma il segretario Pd Bersani, parlando a "In mezz'ora", avverte che dal suo partito non arriverò alcun via libera a norme salva-premier: "Mai leggi ad personam, sì a riforme che interessino i cittadini. Noi siamo pronti a parlare dei rapporti giustizia-politica. Ma vanno ritirate soluzioni ad personam, con cui già per otto volte il centrodestra ha tentato di aggirare il sistema". Se questo non avverrà e si riaprirà il capitolo immunità, "si creerà un clima difficile per le riforme". Quanto al pentito Spatuzza, il leader Pd si tiene cauto: "Ascolterò le parole dei giudici e non le cose dette da Spatuzza. L'accusa in sé è fortissima, ma gli elementi di prova non si sono visti".
Anche il procuratore Pietro Grasso, in un'intervista a Repubblica, aveva sostenuto che le dichiarazioni del pentito sono "da verificare". Le sue parole sono definite da Bocchino del Pdl "inquietanti e ancor più lo sarebbe scoprire che c'è una strategia destabilizzante delle cosche per provocare la crisi di governo".
Un governo che la mafia la sta scardinando, sostiene in coro il Pdl. Di Pietro la pensa diversamente: "Il premier pensa di rigettare le accuse di Spatuzza con gli arresti, ma non sono avvenuti certo per merito suo".
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