mercoledì 9 dicembre 2009

Corruzione, cortocircuito europeo

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 9 dicembre 2009

di Luigi De Magistris
(Europarlamentare IDV)


È veramente paradossale – o forse no – quello che si sta verificando nelle ultime settimane tra l’Italia e l’Europa.

In queste ore è entrato in vigore il Trattato di Lisbona che, per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria penale, prevede tra le materie di competenza legislativa del Parlamento europeo le forme più gravi di criminalità: tra queste, assieme alle mafie, al riciclaggio, al traffico di esseri umani, di armi e di droga, anche la corruzione. Per sconfiggere queste gravi forme di criminalità transazionali si intende istituire la Procura europea.

La Greco – ossia il Gruppo di Stati contro la corruzione – del Consiglio d’Europa ha adottato la relazione di valutazione sull’Italia. In questo elaborato emerge come, in Italia, la corruzione sia profondamente radicata in vari ambiti della Pubblica amministrazione, in pezzi della società civile e aree del privato; si parla di legami tra la corruzione e la criminalità organizzata: tra i settori più a rischio sono evidenziati l’urbanistica, l’ambiente, gli appalti pubblici, la sanità. Viene stigmatizzata la circostanza che l’Italia non possiede programmi di lotta contro la corruzione.

La relazione annuale di Transparency International inserisce l’Italia al 63esimo posto su 180 Stati e la colloca tra le maglie nere in Europa (meglio di noi Barbados, Qatar, Cile, Botswana, Mauritius, Namibia, solo per citare qualche esempio).

Il 25 novembre, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione avente a oggetto lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini (cd. Programma di Stoccolma) ove si stabiliscono le modalità per rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata, alle frodi e alla corruzione al fine di proteggere anche gli interessi finanziari dell’Unione, auspicando una politica organica anticorruzione.

La Corte dei Conti europea ha presentato la relazione sull’esercizio finanziario dell’anno appena trascorso dalla quale si evincono dati significativi con riferimento agli illeciti commessi con riguardo ai fondi strutturali europei, nella quale si esortano le istituzioni dell’Unione a migliorare la lotta alle frodi relative ai fondi pubblici.

In Europa, quindi, si può dire che sia alta la sensibilità per tentare di contrastare efficacemente la corruzione, i legami tra la politica e la criminalità organizzata, per sradicare le frodi quale luogo in cui si realizza l’infiltrazione del crimine nelle Istituzioni. In Italia, invece, la maggioranza e il governo – per salvare il presidente del Consiglio dal processo Mills – varano la legge-impunità sulla cd. prescrizione breve. In questa legge, corruzioni e truffe all’Unione europea vengono considerati – ovviamente – reati che non sono di allarme sociale. Al contrario, reato grave e allarmante – per il quale i leghisti introdurrebbero anche la tortura mediante fustigazione – è quello di essere immigrato clandestino, persona fisica che viene punita non perché commette un fatto-reato, ma perché immigrato (in poche parole, la colpa d’autore di Hitler adattata al Terzo millennio). Il messaggio del governo è devastante anche sul piano morale. La stessa carica criminogena si rinviene, del resto, nella legge sulle intercettazioni che le rende praticamente impossibili o inutili anche per i reati contro la Pubblica amministrazione. La ciliegina sulla torta – tanto per accontentare l’anziano, ma quanto mai contemporaneo, Licio Gelli – è la sottrazione al pubblico ministero del diritto-dovere di svolgere indagini di propria iniziativa (modalità d’attuazione dei principi costituzionali di indipendenza della magistratura, obbligatorietà dell’azione penale e uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) subordinando, invece, la sua azione alle segnalazioni di reato da parte della polizia giudiziaria che, come noto, dipende dal potere esecutivo: i lettori de Il Fatto Quotidiano sono troppo attenti per intuire quanto numerose saranno le direttive del governo per il contrasto delle corruzioni, delle borghesie mafiose e dei predatori di risorse pubbliche.

E’ veramente deprimente l’immagine dell’Italia che questo governo consegna all’Europa: provvedimenti e leggi in favore di corrotti, corruttori, mafiosi, riciclatori ed evasori (anche attraverso lo scudo fiscale); mentre tolleranza zero verso i residui sociali di una società opulenta in violazione – come ci ha ricordato la Commissione europea – del diritto d’asilo anche attraverso l’uso indiscriminato dei respingimenti di massa.

La lotta è dura, ma la fine della decadenza è vicina; il re è quasi nudo e il suo impero sta crollando corroso dalla corruzione e dal malaffare; la ricostruzione sarà dura, ma avvincente e appassionante, con l’Europa che ci osserva.

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