giovedì 10 dicembre 2009

Fondi all'estero, cemento ed estorsioni Spatuzza: "Ecco l'impero dei Graviano"

Dal Quotidiano La Repubblica edizione Palermo
del 10 dicembre 2009

Di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti
(Giornalisti)


PALERMO - Parco, piscina, marmi pregiati, persino una discoteca per i suoi figli nella megavilla in fondo a via Oreto che adesso è diventata una caserma dei carabinieri. Il costruttore Gianni Ienna si concedeva più di un lusso negli anni d'oro, quelli in cui - secondo i magistrati - avrebbe costruito mezza città muovendo anche i soldi dei fratelli Graviano. L'arresto, la condanna, la confisca del suo ingente patrimonio, a cominciare dall'hotel San Paolo Palace dove i Graviano avevano un appartamento sempre loro riservato, avevano dato una mazzata a quello che, sentenze alla mano, è ritenuto il prestanome per eccellenza dei boss di Brancaccio.

Il pentito autorizzato
I Graviano per "salvare il salvabile" avrebbero autorizzato Ienna a "farsi pentito". Una collaborazione che però non convinse mai i magistrati. Oggi Gaspare Spatuzza la racconta così: «Poi c'è Gianni Ienna che inizia a collaborare con la giustizia, quindi per me è un fatto strano come mai questo esce dal carcere e me lo ritrovo lì a Brancaccio, proprio a casa sua. E com'è che questo è venuto a casa sua? Quindi cerco di capire bene la situazione, perché io ho l'interesse, diciamo, di cercare i collaboratori e ucciderli. Quindi se questo viene proprio a Brancaccio per me è un.. possiamo chiamare un morto che cammina.. ma anche sulla mia personalità schifosa all'epoca, per me era un affronto gravissimo. Quindi cerco di mettermi sulle tracce di Gianni Ienna per ucciderlo. Tramite Pietro Tagliavia mi arriva la situazione di lasciarlo stare... Poi ho avuto il colloquio direttamente con Filippo Graviano quando ci siamo rivisti a Tolmezzo e mi disse che si stava cercando di salvare il salvabile e che Ienna era stato autorizzato a farsi pentito e camminare tranquillo».
Il patrimonio confiscato a Ienna, dopo quello di un altro costruttore, Vincenzo Piazza, è il più ingente al quale i giudici abbiano messo i sigilli. Centinaia di appartamenti, complessi immobiliari, quasi tutti realizzati nella zona compresa tra via Oreto e Brancaccio, quote di società edili oltre al San Paolo Palace, che - rivela ora Spatuzza - continuava a pagare un pizzo da venti milioni di vecchie lire al mese anche in amministrazione giudiziaria. Un patrimonio da almeno 180 miliardi di vecchie lire quello confiscato a Ienna anche se gli amministratori giudiziari non sono riusciti a fare una stima definitiva e a ricostruire il fittissimo puzzle di scatole cinesi delle tante società in cui erano divise le molteplici attività del costruttore arrestato nel 1994 perché individuato come il principale amministratore dei beni dei fratelli Graviano.

I soldi all'estero
Poco prima della loro cattura, avvenuta a Milano a gennaio 94, i boss sarebbero riusciti a portare e ad investire all'estero ingenti cifre. Dice Spatuzza: «So solo che tra il '90 e il '91 stanno cercando non di vendere, di svendere tutto quello che hanno come appartamenti. Sanno che gli deve arrivare un mandato di cattura. Diceva che la sorella andava in Francia, c'erano questi investimenti in Costa Azzurra. Poi succede che fanno i mandati di cattura, viene arrestata la sorella e altre persone. Quindi a quel punto si sta cercando di fare un'altra strada. Il canale qual era? Tramite un avvocato... «. Il pm chiede se c'erano persone con le quali i Graviano si consigliavano, commercialisti, esperti, e Spatuzza fa il nome dell'avvocato Memi Salvo, poi arrestato e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, per essere andato ben oltre il suo mandato di legale. «So solo il riferimento dell'avvocato Salvo che, dopo che è stato scarcerato, mi sembra, si faceva riferimento che se l'era portata bene, perché se questo parlava li metteva in difficoltà seriamente».

Le altre società
Spatuzza fa i nomi di tre dei principali "soci" dei Graviano: un altro costruttore, Enzo Lo Sicco, il titolare della ditta di trasporti Valtrans Pippo Cosenza, e Giarrusso. «Questo ha proprio un'industria che produce gomme in via Messina Marine e poi ha qualche cosina anche in altri punti vendita. Tra l'altro poi c'è stato un furto in questa.. quindi io sono stato incaricato di andare a verificare questa situazione e cercare di rintracciare gli autori di questo furto». Dei Graviano sarebbe anche la reale proprietà di due distributori di benzina: «Mi risulta che erano di fatto titolari di due distributori di carburante, uno dell'Agip vicino a Ciaculli, all'altezza della "Coccinella" ed un della Ip nei pressi di via Oreto. L'attività veniva curata da tale Giuseppe Faraone, che so essere prestanome dei Graviano». E ancora il pentito fa i nomi di altri tre prestanome dei boss: Cesare Lupo «che con il denaro dei Graviano, ha realizzato una palazzina nei pressi della Stazione centrale ed un'altra allo Sperone nei pressi di via Torrelunga». Altro investimento agli inizi degli anni Novanta è stato l'acquisto di un grande capannone nella zona industriale di Brancaccio proveniente da un fallimento. Lo stesso capannone fu poi suddiviso e le varie parti cedute: di certo una parte fu ceduta ad un argentiere ed un'altra a Paolino Dalfone, capo-cantiere di Lo Sicco, che vi impiantò un'agenzia di installazione di cartelli pubblicitari». Infine Spatuzza parla anche di «tale Gioè, titolare di un'impresa di costruzioni, che ha realizzato degli edifici nei pressi della stazione ed in via Messina Marine».

Le estorsioni nell'Asi
Anche la cosca di Brancaccio aveva il suo "libro mastro" delle estorsioni. Nel 95, quando Spatuzza assunse la reggenza del mandamento, lo cercò per capire da chi doveva andare ad esigere. E l'elenco delle grosse ditte che lavorano nell'area industriale è molto lungo. Tutti nomi che contano: la ditta di alluminio Balsamo, la fabbrica di vernici Di Maria, le argenterie Di Cristofalo che pagavano «direttamente a Fifetto Cannella», i campi di calcetto di via Giafar dove tra il 90 e il 92 vennero messi a segno diversi danneggiamenti, la rivendita di pezzi di ricambio Lanzarone in via Buonriposo, l'azienda specializzata in pasti per gli ospedali Pasti sud, Forni Spinnato, la pizzeria "Coccinella" di viale Regione siciliana.

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