mercoledì 16 dicembre 2009

I COLPEVOLI: IL FATTO & CO.

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 16 dicembre 2009

di Stefano Ferrante
(Giornalista)


Parole di Fabrizio Cicchitto: “Dal gossip si è passato alle accuse infamanti di mafia, fino a quella di essere dietro alla organizzazione delle stragi, una campagna condotta da quel network composto dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso, da quel mattinale delle procure che è Il Fatto quotidiano, da una trasmissione di San-toro e da quel terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri, che hanno nelle mani alcuni dei processi più delicati sui rapporti politica-mafia, che vanno in tv a demonizzare Berlusconi, e da un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda e poi in qualcos’altro e che coinvolge anche i settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani”. Quello di Cicchitto è un crescendo. Ha appena parlato il ministro dell’Interno Maroni, pochi minuti per l’informativa sull’aggressione al premier. Ma il capogruppo alla Camera del Pdl va all’attacco, elencs quelli che per lui sono i responsabili“deiveleniprodottida una campagna di odio che dura dal ‘94”, punta dritto sulla giustizia: “Come se ne esce? Disinnescando con leggi funzionali all’obiettivo il cancro dell’abuso politico della magistratura, che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando la seconda”.

Di più: “La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più chiarisce subito il capogruppo del Pdl - e che dal male venga qualcosa di bene” . Perché l’obiettivo è cambiare le regole: “Se si prende il toro per le corna si può incominciare il percorso virtuoso che porta alle riforme”. L’aula, che ha ascoltato in silenzio Maroni, si scalda. Il ministro dell’Interno aveva parlato pochi minuti assolvendo per le forze dell’ordine che, anzi, avevano evitato in piazza Duomo “una violenta contestazione proprio sotto il palco”. Maroni aveva ripetuto che il gesto di Tartaglia era premeditato, perché in tasca aveva “altri oggetti atti a offendere”. Maroni, soprattutto, aveva sottolineato la “crescente campagna contro la persona del presidente del Consiglio”, che “finisce per innescare una pericolosa spirale emulativa”, e annunciato l’intervento del governo per oscurare quei siti internet “che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere”. Misure che dovrebbe adottare il prossimo Consiglio dei ministri insieme a restrizioni di ordine pubblico sulle manifestazioni di piazza. Ma le parole di Cicchitto, infuocano l’Aula, cambiano le priorità degli interventi, quasi stravolgono l’ideale ordine del giorno. Così quando Bersani, subito dopo il capogruppo del Pdl, prende la parola rinnova la sua “condanna senza altre parole del gravissimo atto di aggressione” di cui è stato vittima Berlusconi, chiede chiarimenti ulteriori a Maroni sulla sicurezza del premier ma soprattutto risponde a Cicchitto. Il segretario democratico fa una pausa, guarda dritto dalla parte opposta dell’emiciclo, segue degli appunti, a braccio: “Potremmo fermarci qui perché i discorsi sul famoso clima nell’immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l’incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra di noi, che va oltre il segno. E io respingo questo modo di discutere e non voglio entrare nel merito di affermazioni che non condivido come quelle di Cicchitto”. Ma Bersani fa anche un appello alla maggioranza, al confronto: “Davvero non deve esserci nulla di accettabile in quello che presentiamo noi?”

Il clima però in aula resta da scontro all’arma bianca. Quando tocca all’Idv prende la parola Di Pietro. Quasi un colpo di scena perché fino all’ultimo iscritto a parlare è stato il capogruppo Dona-di. Immediatamente dai banchi di centrodestra inizia l’esodo, in tanti sciamano verso gli ingressi dell’emiciclo, abbandonano l’Aula. “Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole”, ironizza Di Pietro, che risponde a Cicchitto: “Ieri ho espresso solidarietà umana a Berlusconi per l’aggressione subita e deplorazione per la violenza causata da quello squilibrato. Oggi esprimo solidarietà totale, mia e del partito, alle persone condannate a morte dall’onorevole Cicchitto. A morte, sì, perché questo è il primo passo per quella criminalizzazione che ha ritenuto di fare qua in aula nei confronti di Travaglio, Santoro, di magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti del’Espresso, Annozero e anche nei confronti nostri, dell’Italia dei valori che abbiamo una sola colpa, quella di non voler essere zittiti, di voler fare opposizione”. E mentre lui parla, in Transatlantico un gruppetto di deputati del Pdl lo insulta “bastardo, buffone, è dal ‘94 che ammazzi la gente”.

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