giovedì 17 dicembre 2009

Il triangolo maledetto delle Bermuda, in Italia, è tra Potenza, Catanzaro e Salerno: le domande di Pannella, i guai della Forleo, il silenzio di De Ma

Dal Blog di Carlo Vulpio
del 17 dicembre 2009

di Carlo Vulpio
(Giornalista)




Inedito e senza precedenti ciò che è accaduto qualche giorno fa in un’aula di giustizia di Catanzaro. Ma nessuno ne parla, sia a destra sia a sinistra. Né sui giornali di destra, né su quelli di sinistra. E naturalmente nemmeno in tv. Forse perché non è più “soltanto” cronaca giudiziaria, ma un fatto politico enorme, che richiede, se non una interpretazione, almeno un ragionamento politico di livello adeguato.

Si è discusso, in quell’aula di “giustizia” di Catanzaro, del processo “Marinagri”, il mega villaggio turistico progettato e in parte costruito nella foce del fiume Agri, sulla costa jonica lucana. Un’operazione da 200 milioni di euro con un contributo pubblico di 26 milioni (fondi europei).

Su questa vicenda, come su altre non meno importanti e clamorose, indagò il pm de Magistris. Questa inchiesta, come le altre, è stata ereditata da altri pm. E, come le altre, è stata “spacchettata” in decine e centinaia di nuovi e diversi fascicoli, non certo per renderla più acuminata e più efficace.

Ma per “Marinagri”, sebbene considerato fuorilegge dalla Corte di Cassazione, è accaduto qualcosa di più, come potete leggere in quest’articolo (Marinagri, la beffa del Dr. Cianfarini e “quella sporca dozzina”).

Come “Tutto il calcio minuto per minuto”, al palazzo di giustizia di Catanzaro è andato in onda “Tutta la giustizia minuto per minuto”.

Nella strana partita di Catanzaro, un pm, che si chiama Capomolla, chiede il rinvio a giudizio degli imputati di Marinagri. Gli imputati si smarcano e chiedono il rito abbreviato. Il gup, che si chiama Reillo, concede il rito abbreviato nel giro di un’ora. Ma ecco che proprio in quel momento il pm Capomolla abbandona il campo e viene sostituto da un altro pm, che si chiama Cianfarini. Questo Cianfarini sbuca dalla panchina all’improvviso e fa il suo ingresso in campo senza nemmeno riscaldarsi. Ciononostante, non perde tempo ed entra subito nel cuore della gara, chiedendo il proscioglimento di tutti gli imputati, richiesta che il gup immantinente accoglie.

Ogni commento, come si dice, è superfluo. Facciamo nostre le parole, le critiche e gli interrogativi mossi, sull’intero “affaire” lucano, da Marco Pannella nel video che vedete all’inizio di questo intervento. E vi proponiamo, per completezza, anche le considerazioni svolte in quest’altro articolo (de Magistris: Toghe Lucane con la “d” minuscola?).

Tutto questo per fare una domanda molto semplice: perché de Magistris non parla di queste cose? Perché dobbiamo sperare che a cercare la verità debbano essere i magistrati di Salerno, da soli?

L’ex pm de Magistris dovrebbe parlarne, crediamo, non certo per amor proprio, ma perché quelle “sue” inchieste non erano solo sue, ma erano di tutti, specialmente di quelle migliaia di persone per bene che a quelle inchieste hanno guardato nutrendo una grande speranza di giustizia.

Da questa domanda, ne scaturisce un’altra.

Perché de Magistris, che pure è ormai un ex magistrato e un politico a tutto tondo, non affronta uno dei “nodi” più delicati della vita politica italiana, e cioè il nodo della magistratura, e di quella “per male” in particolare?

Se lo ha fatto e lo fa Clementina Forleo (e come lei anche altri, bisogna dire), che pur essendo ancora un magistrato, e per questo più “costretta” dal ruolo che ricopre, perché de Magistris – che ora ha le mani libere – non lo fa più?

Cosa è cambiato, da quando queste cose de Magistris le diceva da pm aggredito e condannato dalla propria corporazione e dal Csm?

L’allora pm de Magistris formulò un’ipotesi accusatoria precisa: l’asse delle tangenti e l’assalto ai soldi pubblici che coinvolge tutti trasversalmente – scrisse -, in Calabria e in Basilicata viaggia preferibilmente sul binario Udc-Ds.

Proprio quell’Udc e proprio quei Ds (cioè il Pd) che sono i principali aspiranti azionisti dell’ammucchiata denominata “Santa Alleanza” in funzione anti-Berlusconi (al quale nulla ci accomuna e del quale nulla condividiamo, ma per il quale sentiamo di esprimere solidarietà senza riserve per l’aggressione subìta in piazza Duomo a Milano).

La domanda che stiamo per porre è cattiva, certo, ma solo una risposta chiara – con nomi, cognomi e indirizzi – avrebbe il diritto e il potere di neutralizzarla (della qual cosa saremmo felici). E la domanda è la seguente: lasciando in pace, anche sul piano giudiziario, gli aspiranti azionisti di riferimento di questa sorta di nuova sacra corona, è possibile che un domani – ritenuto prossimo, o che si cerca di approssimare in ogni modo – quegli stessi aspiranti azionisti usino la propria “golden share” per sostenere un nuovo governo, ma soprattutto un nuovo ministro o un nuovo premier (che non è Di Pietro)?



Risposta di Luigi De Magistris al giornalista Carlo Vulpio


Mi dispiace dover costatare, ancora una volta, che Carlo Vulpio, del quale avevo apprezzato coraggio e libertà di pensiero, dopo la mancata elezione al Parlamento Europeo si sia inserito nella scia della cattiva informazione ed anche della polemica sterile.
Mi dispiace che Vulpio – che pure è giornalista che abbiamo imparato a stimare ed apprezzare e del quale, nonostante il suo livore, ci manca la capacità di analisi e di scrivere controcorrente – non abbia prestato attenzione alla mia azione politica, cadendo in plateali errori, non documentandosi prima di scrivere argomentazioni così prive di fondamento.
In questi mesi, reiterate volte, nei dibattiti pubblici, in rete, in televisione, nei giornali, in radio, al Parlamento Europeo, nelle sedi politiche ed istituzionali, ho posto, con fermezza, il tema degli intrecci perversi tra parte della magistratura ed i poteri, affrontando anche la degenerazione delle correnti ed il ruolo opaco di questo CSM in talune vicende e le condotte immorali ed illegali di certi magistrati. Posso capire che a Vulpio, adesso, non interessi più la mia azione politica, avrei gradito, però, che prima di discettare si fosse informato.
Peccato, avremmo evitato una polemica inutile, sgradevole, nociva, anche perché l’avversario dovrebbe essere comune, ma evidentemente non é così.
Ho anche contribuito a scrivere il programma per la giustizia per IDV per il convegno programmatico di Vasto in cui si affronta, in modo assolutamente innovativo e nella direzione anche da lui credo auspicata, il tema dell´indipendenza interna della magistratura. Ho imparato ad apprezzare, negli anni, i giornalisti che non praticano la scomparsa dei fatti, ma li raccontano e lo fanno in modo autonomo ed indipendente ed anche, se possibile, senza rancore. Prima ancora del pluralismo dell’informazione viene l’indipendenza della stessa. I racconti dei fatti nella loro oggettività.
Riguardo Toghe Lucane la lectio moralis di Vulpio cade, ancora una volta, nel vuoto, disperdendosi in un cattivo modo di raccontare le notizie.
Per il lavoro che ho svolto in Calabria ed in Campania – ed anche per l’inchiesta cd. Toghe Lucane – ho pagato il prezzo più alto che si possa ipotizzare – dopo la perdita della vita -, ossia quello di essere costretto a lasciare il lavoro che ho espletato umilmente e credo in modo degno esclusivamente facendo il mio dovere quale servitore dello Stato.
Sono riuscito a condurre, tra mille ostacoli, le inchieste sino alla fine – prima che me le scippassero – ed ho testimoniato, ritengo con coraggio non comune, presso l’autorità giudiziaria di Salerno tutte le interferenze che ho subito ed i reati commessi ai miei danni. Per aver svolto quelle inchieste, sono stato accusato e denunciato, ho subito procedimenti penali e disciplinari.
Non ho certo rinunciato alla lotta per la verità, anzi la sto portando avanti con grande forza senza perdermi in cervellotiche ricostruzioni auto-celebrative alla ricerca di un pò di ribalta, ma adesso la verità e la giustizia le cerco in modo diverso e, contrariamente a quello che pensa Vulpio, numerose sono le iniziative pubbliche e istituzionali che ho intrapreso in questi giorni con riferimento alle inchieste Poseidone, Why Not e Toghe Lucane.
Vorrei ricordare a Vulpio che pure, nel passato, si è occupato di conflitti di interessi, che bisogna avere anche un serio profilo istituzionale ed una maturità politica apprezzabile per raggiungere i risultati, tenuto anche conto che sono stato titolare di quei procedimenti e, quindi, parte in qualche modo “interessata”. Devo tener presente, nel mio agire politico, che di quella inchiesta sono stato il titolare, che per quella inchiesta sono persona offesa e che per quella indagine sono stato anche indagato.
Tranquillizzo, infine, Vulpio che la lotta per i diritti e per la verità su Toghe Lucane e non solo la perseguo sino in fondo – contrariamente ad altri che si limitano a predicare con le chiacchiere – con efficacia e determinazione e nella speranza di raggiungere obiettivi importanti.

Luigi de Magistris

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