giovedì 17 dicembre 2009

LUI ORDINA LORO ESEGUONO

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 17 dicembre 2009

di Carlo Tecce
(Giornalista)


Chissà se Fabrizio Cicchitto cercava la sintesi di uno psichiatra. Alessandro Meluzzi, ospite fisso di Pomeriggio Cinque, cade in un’amnesia a scanso di equivoci: “Come si chiama questo personaggio? Tartaglia o Travaglio. Sì, Tartaglia”. Il salto di carriera da terrorista mediatico a terrorista materiale è automatico, introiettato nel palinsesto a senso unico: un salotto televisivo, un programma di cronaca rosa, un dibattito cosiddetto politico. Et voilà, i telespettatori di Barbara D’Urso possono confondere l’attentatore di piazza Duomo con il giornalista del Fatto. Per la dietrologia più raffinata c’è Porta a Porta. Il titolo della puntata: “Di chi è la colpa?”. Bruno Vespa oscilla tra il primo grado e l’appello, nel giro di 15 minuti confeziona e trasmette la sentenza inoppugnabile di Cassazione: l’intervento di Travaglio sul sito di Beppe Grillo, spezzoni incollati con l’arte del pubblico ministero più scafato. Chi guarda deve rielaborare il concetto: c’è un colpevole oltre Tartaglia – non più un mandante, roba vecchia superata dalle minacce di Cicchitto alla Camera – e Vespa mostra al pubblico Travaglio. Domanda: chi è il colpevole, adesso ? Il pezzo di Daniela Di Marzo è incartato nelle premesse di Vespa e di Altero Matteoli. Se Travaglio è un terrorista che sia di rosso vestito: “C’è un clima più surriscaldato del ‘48 – dice Vespa – L’onorevole Bellisario (Idv) non è d’accordo, aspetti. Ecco...”. E qui il ministro interrompe, svelto nell’argomentazione: “Con Togliatti, nel ‘48 avevano le pistole in tasca. Oggi non ci sono le pistole, ma la parola è più dannosa. La parola è la pistola”. Ora l’italiano potrà ascoltare Travaglio. Il conduttore ha l’impressione di avere sbagliato, allora chiama a sé il maggiordomo e gli consegna un bigliettino: “Urgente, telefonare Travaglio”. La trasmissione è registrata nel pomeriggio, il giornalista non è collegato né in diretta né in bassa frequenza. Soltanto Silvio Berlusconi, la sera della bocciatura del lodo Alfano, è riuscito a telefonare per infilarsi (con i tempi giusti) nel dibattito. Il giorno del famoso “sei più bella che intelligente” a Rosy Bindi. Travaglio rifiuta l’ingresso nel buio, Vespa annuncia e prosegue. Nell’agone di Porta a Porta, senza la zavorra del contraddittorio, Alessandro Sallusti (condirettore del Giornale) e i ministri Matteo-li e Bondi disegnano il profilo del colpevole. Perché Vespa all’inizio aveva arringato da legale di Tartaglia: “Era molto informato, non solo uno squilibrato. È stato trascinato”. Bondi è preoccupato: “Ci sono dei fenomeni di radicalismo politico”. Quel che appare è rivelato dai sondaggi: per Renato Mannheimer c’è un clima di violenza. La paura – creata da chi? Non da Tartaglia – unisce elettori del Pdl e del Pd. Destra e sinistra. Contro? Dilemmi sospesi nel vuoto.

L’operazione Cicchitto è ripresa da Omnibus, su La7 schierano un terzetto di varia estrazione e comune indirizzo: Gianni De Michelis, ora consulente di Brunetta; Filippo Facci, editorialista di Libero; Francesco Storace, ultimo satellite del Pdl. A più voci insistono che Travaglio, oltre l’eversione, è capace persino di condizionare l’Italia dei valori che, a sua volta contagia il Partito democratico e che, in ultima prognosi, diffonde la malattia all’intera sinistra. De Michelis ha una strategia: “Isolare Di Pietro”, mal consigliato da Travaglio. A Mattino Cinque inneggiano ai sentimenti puri di Berlusconi, rileggono odi et amo di Catullo: l’amore del presidente, l’odio di Travaglio. Claudio Brachino è così emozionato che si zittisce, fa commentare a Paolo Liguori, direttore del Tgcom: “Nelle parole di Travaglio non c’è barlume di pietà né di amore. Queste parole possono istigare alla violenza”. Tocca alla D’Urso, processo brevissimo a Pomeriggio Cinque. Sallusti: “Gli alleati di Di Pietro debbono vergognarsi”. Meluzzi: “Ci sono lanciatori di pietre. Grave il gesto di Milano. Come si chiama questo personaggio? Tartaglia, Travaglio. Sì, Tartaglia”. Da Cicchitto a Meluzzi, giocando di sponda con Vespa, Omnibus e Mediaset, la televisione ribalta la cronaca e la realtà: forse Tartaglia non era solo, forse nemmeno era Tartaglia.

In alto, la puntata di martedì di Porta a Porta. Sotto, da sinistra a destra, Claudio Brachino, Antonello Piroso, Bruno Vespa e Antonio Polito.

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