venerdì 18 dicembre 2009

Rifiuti, la maxi-inchiesta dirottata nel porto delle nebbie

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 18 dicembre 2009

di Vincenzo Iurillo
(Giornalista)


Tre anni di lavoro istruttorio in fumo. Diversi reati dell’inchiesta per l’amministrazione pasticciata dell’emergenza spazzatura in Campania che galoppano verso la prescrizione. E un effetto collaterale a questo punto quasi scontato: anche il processo-stralcio a Guido Bertolaso, imputato di “gestione non autorizzata dei rifiuti”, è in partenza verso Roma. La decisione del Tribunale di Napoli di rimettere alla Procura capitolina i trenta faldoni di atti dei 25 imputati del processo ‘Rompiballe’ dipende dalla presenza tra gli indagati (sia pure con richiesta di archiviazione) del pm napoletano Giovanni Corona, ex consulente giuridico del commissariato per l’emergenza. È Roma la sede competente per gli eventuali reati dei magistrati partenopei. Ma la sentenza del Tribunale provoca un effetto-domino di conseguenze. Che si riverberano sulla posizione del sottosegretario e capo della protezione civile, Bertolaso. Proprio ieri Bertolaso ha annunciato che resterà alla protezione civile un altro anno. Proprio ieri inoltre ha dichiarato “la chiusura definitiva dell’emergenza rifiuti in Campania”, in virtù di un decreto che conclude il prossimo 31 dicembre il commissariamento iniziato nel 1994.

Cauto il commento del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, capo del pool per i reati ambientali: “Al di là dell’indubbio rammarico per i tre anni persi, aspetto di leggere, penso entro pochi giorni, le motivazioni del Tribunale prima di esprimere il mio pensiero. Non vorrei cadere nell’errore di fare valutazioni affrettate”. Il processo ‘Rompiballe’ contestava reati che spaziano dall’associazione per delinquere per il traffico illecito di rifiuti alla truffa, dall’abuso d’ufficio al falso. In teoria la Procura di Roma potrebbe chiedere di archiviare tutto, come peraltro ha già fatto in passato per altri fascicoli provenienti da Napoli, a cominciare dall’inchiesta sulle telefonate con le quali Silvio Berlusconi avrebbe raccomandato cinque attrici ad Agostino Saccà. E comunque le prime prescrizioni scatterebbero nel 2014. Il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, dice: “Per logica devo supporre che anche gli altri processi andranno a Roma”. Ne avremo conferma o meno l’11 gennaio, quando il Gip Raffaele Piccirillo dovrà valutare lo stralcio di ‘Rompiballe’ approdato alla richiesta di rinvio a giudizio per gli ex commissari Bertolaso, Corrado Catenacci e Alessandro Pansa (prefetto di Napoli) e per due funzionari di Fibe-Impregilo, alle prese con imputazioni meno gravi. La Procura aveva infatti avanzato una richiesta di proscioglimento per le accuse più pesanti di traffico illecito di rifiuti. Istanza di archiviazione anche per altri indagati eccellenti tra cui il pm Corona, già consulente giuridico di Pansa, e rientrato da ottobre in servizio presso l’ufficio giudiziario partenopeo.

L’avevano chiamata ‘Rompiballe’, perché aprendo le ecoballe trovavi di tutto. La sentenza dell’altro ieri, come nel gioco dell’oca, riporta al punto di partenza l’inchiesta su uno dei filoni cardine sul disastro monnezza, inferiore per importanza forse solo al dibattimento che da quasi due anni si celebra nei confronti del governatore Antonio Bassolino e dei vertici della Fibe-Impregilo sulle presunte violazioni del contratto di servizio. ‘Rompiballe’ invece punta il dito sulla gestione disinvolta e approssimativa di alcune fasi più recenti della crisi, fra smaltimenti ‘improvvisati’ al momento e impianti di cdr guidati in maniera discutibile, in particolare durante la penultima guida Bertolaso. Tra i principali accusati infatti c’è il suo ex braccio destro, Marta De Gennaro. ‘Rompiballe’ è anche l’inchiesta dello ‘strappo’ tra il procuratore capo, Lepore, e i sostituti, Noviello e Sirleo, titolari di tutte le principali indagini sui rifiuti. Il dissenso esplose il 24 luglio 2008, quando Noviello e Sirleo non sottoscrissero la decisione di Lepore di stralciare Bertolaso, Pansa e Catenacci “dopo aver soppesato – chiarì il procuratore capo - limiti e conseguenze che un’iniziativa giudiziaria in quel momento incompleta avrebbe potuto riflettere sull’emergenza rifiuti in quei giorni drammatica per il nostro territorio”.

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