venerdì 4 dicembre 2009

TABUCCHI Presidente, ci consenta

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 4 dicembre 2009

di Antonio Tabucchi
(Gioranlista)


Le dichiarazioni di Enrico Letta e di Bersani su ciò che deve fare Berlusconi ora che i giudici, essendo stato dichiarato incostituzionale il lodo Alfano, possono procedere nei suoi confronti, sono espresse in un sotto-politichese di comprensione non immediata ormai consustanziale a telegiornali e parlamentari. Che cosa vorrà mai dire, si chiede il comune cittadino, che “Berlusconi si deve difendere nel processo e dal processo”? Che uno si difenda nel processo è comprensibile, solo un flagellante non lo farebbe. Ma, “dal” processo? Cosa fa uno per difendersi dalla pioggia? Apre l’ombrello.

Per spiegare il complicato concetto espresso dalla preposizione “dal”, si rende necessario semplificare, secondo quello slogan che in America invitava i cittadini ad affidare i propri risparmi a Madoff: “Keep it simple, stupid”: falla facile, sciocco!. Facciamola facile. Con la mafia bisogna conviverci: questo è in parole povere il senso della ineffabile preposizione arti-colata (“dal processo”) di Letta e di Bersani. O questo sarà il risultato nel caso che Berlusconi venisse incriminato e seguisse il loro consiglio. Consiglio di cui peraltro il suddetto non ha bisogno: a farla facile ci pensa da solo da almeno un ventennio, più o meno il tempo che ci volle a Benito Mussolini per portare l’Italia bonificata al disastro. Le bonifiche di Berlusconi ormai sono note in tutto il mondo, esclusi i telegiornali della Rai non più diretti da Agostino Saccà (ora è un altro). E il disastro, se dovrà venire, che venga. Ma questo Letta e Bersani non devono averlo pensato.

Fra le tante anomalie che con il berlusconismo sono penetrate nella vita degli italiani, una delle più fastidiose, e certo non utile al libero esercizio dell’intelligenza dei cittadini, è l’esegesi delle parole del presidente della Repubblica. L’uso ha preso piede col settennato di Carlo Azeglio Ciampi, giacché Oscar Luigi Scalfaro non aveva bisogno di traduttori simultanei: parlò poco e chiaro e soprattutto prese le decisioni da capo dello Stato quando gli parve necessario. Con Ciampi, come tutti ricordano, cominciò una sorta di esegesi dei Testi. Ciampi diceva una frase tipo “l’Italia è libera e gioconda” e il giorno dopo l’esegeta di professione la interpretava spiegandone il recondito significato al profano, così come fa il biblista, lo studioso del Talmud o l’interprete dei versetti del Corano.

Recentemente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato una conferenza stampa per un invito alle istituzioni espresso in un italiano di limpidità cristallina comprensibile anche al cittadino analfabeta. Cito: “Basta al crescendo di tensioni fra giudici e politici. Il capo dello Stato chiede che la Magistratura svolga rigorosamente le sue funzioni e rispetti i ruoli“ (dal virgolettato del Corriere della Sera).

Il giorno dopo la frase è stata sottoposta a esegesi dai più accreditati interpreti dei Testi, rigorosamente di opposte tendenze politiche, e ovviamente con opposte conclusioni. Opposte in apparenza, perché in realtà l’obiettivo di entrambi non era tanto interpretare parole che più chiare non possono essere, quanto “giustificare” Napolitano agli occhi di una parte o dell’altra degli italiani, come se i cittadini di qualsivoglia opinione politica potessero dubitare delle intenzioni del capo dello Stato. Ora, quand’è che la magistratura svolge rigorosamente le sue funzioni ? Con tutto il rispetto per le sofisticate interpretazioni degli esegeti, facciamola facile. La magistratura svolge rigorosamente le sue funzioni allorché, se ha elementi sufficienti per mettere un cittadino sotto processo, lo mette sotto processo. Se glielo consentono. Il cittadino si difende “nel” processo con i suoi avvocati (se è privo di mezzi lo Stato gliene dà uno d’ufficio). Se le prove sono contro di lui è condannato, se sono a suo favore è assolto. C’è sempre il rischio di errori ma, si sa, solo la Giustizia divina è infallibile. E quali sono mai i ruoli che la magistratura deve rispettare? Facciamola facile: quelli che ha sempre rispettato, a mia conoscenza. Perché a dar retta a Berlusconi (“i giudici sono matti, mentalmente disturbati, antropologicamente diversi dalla razza umana”, quando non “comunisti” – salvo poi andarci a cena quando gli fa comodo) ci sarebbe davvero da dar fuori da matti e dalla ragione passar al torto. Napolitano che è il capo supremo della magistratura, questo lo sa meglio di chiunque. Insomma: non lasciamoci provocare dal sovversivo, ragazzi.

Ma la frase che più ha messo alla prova e più ha reso concordi gli esegeti di opposte tendenze è questa: “Nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza in Parlamento, quando poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto fra i cittadini-elettori il consenso necessario per governare”. Su questa affermazione mi permetto di esprimere un dubbio. Per il semplice fatto che gli elettori hanno votato chi governa e in particolare Berlusconi (sulla scheda c’era il suo nome) in base alla fiducia. Ma se emergesse un fatto così grave che mettesse in dubbio quella fiducia essi si sentirebbero traditi e anche se la coalizione governativa restasse imperturbabile al suo posto come nel museo delle cere, il consenso elettorale cambierebbe. Faccio un esempio: i magistrati vengono a sapere da un pentito di un’organizzazione anti-ambientalista che Berlusconi è un avvelenatore di cani da cortile, un serial-dog-killer (è naturalmente una pura ipotesi metaforica). Un’ipotesi (è un’altra ipotesi) che l’opposizione sostiene da tempo senza averne le prove. L’Italia, che come è noto ha una grande sensibilità per gli animali (anche i leghisti più xenofobi, pare), l’Italia intera, anche quella che considerava Berlusconi il suo idolo, quell’uomo così carino e così educato, come in un film di Scorsese si accorge che il suo idolo è un feroce sterminatore del più fedele amico dell’uomo. Nel paese nasce una forte tensione sociale. Ci sono scioperi, manifestazioni di piazza, “Pro-dog-day” dappertutto, perfino nel collegio elettorale di Corleone, dove meno ce lo saremmo aspettato. Perfino quei giornalisti che egli considerava i suoi mastini più fidati, visto il pericolo che corrono con un padrone simile, lo abbandonano. Su di lui gravano forti sospetti, forse dietro quel gentiluomo così scherzoso e seducente si cela un gelido cinofobo che può colpire ancora. Si può permettere che il canicidio continui? E anche se l’imputato schiuma di rabbia (siamo sempre sotto metafora canina) deve sottoporsi come ogni umano alla verifica della legge. Forse l’opposizione aveva ragione, la magistratura chiarirà al processo. A meno di non annettere a forza la Bielorussia nell’Unione europea per non sentirci troppo soli, cosa si fa a questo punto?

A questo punto conviene tornare daccapo, cioè alle recenti dichiarazioni di Letta junior e di Bersani. E aggiungere, se me lo consentite, una parola che mancava alla frase di Napolitano. “Nulla può abbattere un governo che abbia in Parlamento la fiducia della maggioranza e dell’opposizione”. Se così è, non fa una grinza. Quel governo non durerà una sola legislatura. Sarà eterno.

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