martedì 19 gennaio 2010

CRAXI UNO SGUARDO DAL COLLE

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 19 gennaio 2010

di Carlo Tecce
(Giornalista)


Non fu una vittima, ma “fu trattato con durezza senza eguali”. È il passagio più significativo della lettera del capo dello Stato alla vedova Anna che andrebbe letta iniziando dalla fine. Quando il presidente della Repubblica, in fondo a tre pagine dense di ricordi politici, sentimenti umani e commenti storici, ammette che la figura di Craxi è un “complesso intreccio di luci e ombre”. Napolitano si inserisce nel groviglio di rivisitazioni postume e beatificazioni premature: evita la parola “latitanza”, ripete l’aggettivo “tragico”. A ogni riga e in ogni paragrafo, sin dalle premesse, c’è un’alternanza tra “il socialista innovatore” e il “condannato in via definitiva”. Due tesi che cercano un punto d’incontro: “Non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazionecomplessiva della sua figura di leader politico (...) Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere”. Premesse per raccontare le “sfide al blocco sovietico”, “l’impegno per la pace in medioriente” e “l’importanza del nuovo Concordato con la Chiesa”. Biografia politica che, fedele alla cronistoria dei fatti, s’infrange contro Mani Pulite. E Napolitano affronta l’argomento: “Era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano. E dall’insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, né una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia”. Nel linguaggio del Quirinale persino i particolari lessicali e sintattici hanno un senso profondo: il termine “brusco” – riferito a un movimento di svolta – è un’indicazione critica. Che sale di tono nel capoverso successivo: “L’on. Craxi, dimessosi da segretario del Psi, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona”. E qui Napolitano cita la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo: “Ritenne che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il diritto ad un processo equo”.

I figli di Craxi, sempre in disaccordo, stavolta plaudono assieme al capo dello Stato. “Il messaggio di Napolitano – dice Bobo – scolpisce una parola di verità e giustizia”. “Apprezzo il sereno messaggio – aggiunge Stefania – volto a promuovere quella pacificazione generale che è anche nelle mie speranze”. Parlamento unito, più che mai: “Il nostro presidente ha sottolineato un fatto storico. Come al solito ha avuto parole nette”, spiega Bersani, segretario del Pd. Entusiasmo di Nicola Latorre: “Siamo di fronte ad una iniziativa di straordinaria importanza”. E così, oggi in rappresentanza dei democratici, Filippo Penati sarà al Senato alla commemorazione ufficiale di Craxi, alla presenza di Berlusconi e dei suoi ministri. Il coro unanime viene rotto da Massimo Donadi dell’Idv: “Quelle del capo dello Stato mi sembrano affermazioni del tipo della Sibilla cumana che cambia il suo senso a seconda di come si mettono le virgole”. Di Pietro è ancora più duro: “L’Idv non fa la gara per ricordare latitanti”.

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