giovedì 21 gennaio 2010

Pigi liberi tutti

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 21 gennaio 2010

di Marco Travaglio
(Giornalista)


Saltato il tappo Craxi, liberi tutti. Se sono innocenti, “vittime sacrificali”, “capri espiatori” perseguitati con “durezza senza eguali” pure i condannati, figurarsi gli altri. Affettuosi auguri di compleanno al prescritto per mafia Andreotti vergine e martire. Baci e abbracci al martire Mannino, che per i giudici che l’hanno assolto strinse “un patto elettorale ferreo” con i boss agrigentini per averne i voti, ma non si sa se lo mantenne (forse fregava persino la mafia). Facevano quasi tenerezza, l’altroieri al Senato, le mummie e le dentiere di Forlani, De Lorenzo e Ciarrapico, più il solito Sgarbi, tutti doverosamente pregiudicati, che si riabilitavano fra loro per contagio, con la scusa di Bottino. Ma ora bisogna andare oltre, portarsi avanti col lavoro e beatificare pure gli imputati prim’ancora che vengano condannati (il più furbo sonnecchiava in prima fila e, data un’occhiata ai sondaggi, non diceva una parola). Il pio postulatore delle cause di beatificazione preventiva è Pigi Battista, quello che un minuto dopo l’arresto di Del Turco già sapeva che era innocente. Nei giorni scorsi si accingeva a elevare agli altari lady Abelli, torturata per ben trenta giorni in cella a sentire il frate visitatore padre Betulla: senonché la signora li ha fregati tutti sul più bello, patteggiando 2 anni per riciclaggio con confisca di 1,2 milioni di euro (tipico sintomo dell’innocenza). Così padre Pigi ha dovuto cambiare frettolosamente martire. Era incerto tra Frank Tre Dita, Lutring il solista del mitra, il gobbo del Quarticciolo, Er Canaro della Magliana e la saponificatrice di Correggio. Ma alla fine ha optato per il mistero doloroso di Sandra Lonardo Mastella, già imputata a Napoli per concussione (l’estorsione commessa dal pubblico ufficiale), ora sospettata di far parte di un’associazione a delinquere per far lavorare solo chi ha la tessera o l’amico giusto, come ai tempi del fascio. Roba che, se la facesse uno qualunque, verrebbe sepolto in galera. Per la gentildonna invece i giudici han disposto soltanto il divieto di dimora in Campania, una delle misure cautelari più blande previste dal Codice. Perché non faccia danni nella sua regione, la statista ceppalonica deve risiedere per un po’ in una delle quattro o cinque case che la famigliola possiede a Roma. Un vero supplizio. Infatti padre Pigi denuncia sul Corriere il “feroce trattamento preventivo” che l’ha costretta all’“esilio anche il 25 dicembre”, impedendole di trascorrere “Natale coi suoi” (la distanza siderale fra Napoli e Roma e la grave indigenza in cui versano hanno impedito ai parenti di raggiungerla nella Capitale). Ora il Battista pretende di sapere “a che punto sono queste indagini, se in tre mesi hanno fatto qualche passo avanti”: pare infatti che i pm indaghino senza aggiornarlo quotidianamente sui progressi del loro lavoro. E lui, comprensibilmente, ne soffre. “L’innocenza – lacrima – dovrebbe essere garantita fino a sentenza definitiva” e invece la santa donna “sconta la pena prim’ancora che abbia inizio il processo”. Forse ignora che ogni santo giorno centinaia di persone subiscono misure cautelari ben più afflittive del divieto di dimora, prim’ancora che abbia inizio il processo. E la legge l’han fatta i politici, compreso Mastella (è in Parlamento dal lontano 1976). E vale per tutti, anche per i politici. Erano le Br che non riconoscevano le leggi e i tribunali dello “Stato borghese”: ma almeno le leggi non le avevano scritte loro. Il postulatore Pigi sostiene poi, restando serio, che i giudici riservano “alla classe politica un trattamento di assoluto sfavore” rispetto agli altri cittadini (infatti i 65 mila detenuti nelle patrie galere sono tutti parlamentari) e basta un sospetto per segnare “la fine politica” di Tizio o Caio (come dimostrano i 21 pregiudicati e 70 imputati in Parlamento). Per esempio Mannino, assolto quando ormai “la sua figura politica è stata largamente compromessa”: dev’essere per questo che è senatore dell’Udc. Ora che l’hanno assolto, ha perso appeal: magari non lo ricandidano più.

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