martedì 19 gennaio 2010

La Lega e Berlusconi: vinciamo anche senza Casini

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 19 gennaio 2010

di Sara Nicoli
(Giornalista)


“Quelli dell’Udc sono dei rapaci. E poi l’accordo sul Lazio è troppo oneroso...”. Parlando con Bossi, ieri sera ad Arcore, Berlusconi l’ha messa giù ancora più dura di quanto non avesse già fatto giovedì scorso a pranzo con Fini. Come succede ormai fin troppo spesso, il Cavaliere è sempre più colpito da improvvise fissazioni che gli fanno perdere la lucidità. L’ultima, in ordine di tempo, è quella di liberarsi di Casini nella travagliata composizione delle alleanze in vista delle regionali. “Dobbiamo schiacciarlo a sinistra – avrebbe detto Berlusconi a Bossi – isolandolo il più possibile in modo da farlo diventare un problema per la sinistra, non per noi”. Gianni Letta, a quanto si apprende, starebbe frenando sulla possibilità di fare dell’accordo raggiunto sul Lazio sul nome di Renata Polverini, carta straccia. Ma Silvio è deciso ad andare fino in fondo. D’altra parte, dice uno dei suoi più stretti collaboratori, “l’accordo nel Lazio prevede, per l’Udc in caso di vittoria, l’assessorato alla Sanità, un altro assessorato di prima fascia, uno di seconda, l’apertura della giunta Alemanno e di tutte le giunte comunali regionali in cui comanda il Pdl; davvero una concessione troppo generosa per chi sta cercando di scardinare il bipolarismo”. E che, soprattutto, ha detto un no secco alla Lega sulla questione del federalismo fiscale e sugli aiuti agli allevatori della Padania. E questo Bossi se l’è legato al dito. Tant’è che ieri, prima di ribadire il patto d’acciaio con Berlusconi durante la consueta cena del lunedì ad Arcore, il Senatùr ha sparato a palle incatenate contro Casini. “Se Casini vuole fare accordi con la Lega al di sopra del Po, per lui non c’è spazio; Casini vada da solo visto che si ritiene così forte. Vada da solo a vedere quanti voti prende, perché lui è un democristiano che fa molte chiacchiere e pochi fatti. E soprattutto pochi numeri”. Al di là di vecchie ruggini mai risolte tra il leader centrista e quello padano, anche ieri Bossi è tornato a parlar male di Casini a Berlusconi ipotizzando un “asse” tra il leader dell’Udc e il presidente della Camera: “Che siano amici mi sembra vero, però alla fine – ha aggiunto il ministro delle Riforme – contano i voti, uno può anche sognare ma contano solo i voti. E tutti vogliono votare per la Lega perché sanno che non fa accordi con la mafia, è per i cambiamenti e di solito non si sporca le mani”. Parole che, sulla scrivania di Gianfranco Fini, sono arrivate con il fragore di una bomba. Al presidente della Camera non sfugge che il Cavaliere abbia di fatto dato il via libera al possibile “sacrificio” di Renata Polverini pur di isolare Casini. “Gianni Letta – dicono tra i falchi Pdl – sta mediando, ma la strategia è semplice; se Casini non farà lui un passo indietro, tracciando l’accordo, durante l’ufficio di presidenza del Pdl che avremo prima delle elezioni per la formalizzazione delle liste, sarà l’intero partito a respingere l’accordo con l’Udc, ma speriamo che lo faccia prima lui...”. E come risponderanno i finiani a questo possibile sgambetto di Berlusconi? Uno dei palcoscenici privilegiati di una possibile vendetta è il Senato, dove mercoledì potrebbe essere posta la fiducia sul processo breve. I finiani la voteranno? Sia il ministro Alfano sia Niccolò Ghedini, entrambi ieri sera ad Arcore per parlare della questione giustizia, hanno assicurato che non ci saranno scosse. E anche da ambienti vicini al presidente della Camera, seppur con qualche mugugno, il messaggio è stato lo stesso. Respinta, invece, dal premier la proposta Pd di votare una leggina meramente applicativa della sentenza 333 della Corte costituzionale, dopo la decisione del Tribunale di Milano di non consentire al presidente del Consiglio di avvalersi del rito abbreviato per il processo Mediaset sui diritti tv. Aperture, invece, sul ripristino dell’immunità, sempre suggerita dal Pd, ma senza incrinare la corsa del processo breve. Ma per Berlusconi i tempi stringono e, nonostante le smentite, sembra ancora attuale la possibile presentazione di un decreto legge “blocca processi”. Si deciderà dopo mercoledì, quando la situazione al Senato si sarà definitivamente chiarita. Intanto, Berlusconi ha deciso di fermare la macchina dei “ritocchi” alla compagine governativa che slitta a dopo le elezioni per non aprire nuovi fronti interni alla maggioranza. Sul tavolo, oltre ai temi bollenti delle candidature della Campania (con Caldoro) e la Puglia (forse Poli Bortone) ci sono anche il nodo Galan e l’ipotesi, ventilata a più riprese, di nominare un vicepremier, Gianni Letta. Un pacchetto che sarà affrontato, probabilmente, tutto insieme, ma non subito, compresa la nomina Santanchè (Welfare) e Viceconte (Rapporti con il Parlamento).

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