del 17 dicembre 2009
di Alfredo Faieta
(Giornalista)
La cifra ormai è nota, anche se ancora nessuna delle due parti la può considerare davvero definitiva: 750 milioni di euro. Vista l’entità del risarcimento che Fininvest deve pagare a Cir dopo che la Cassazione ha acceratato la corruzione giudiziaria sul lodo Mondadori, le parti e i media dei due editori (rispettivamente Silvio Berlusconi e Carlo De Bendetti), mantengono sulla trattativa un cauto silenzio. Ora però, secondo quanto risulta a Il Fatto Quotidiano, i dettagli della maxi fideiussione che dovrà assistere Fininvest, in attesa del ricorso in appello contro Cir (inizio previsto per il 23 febbraio 2010), dovrebbero essere ormai definiti. I legali delle due parti avrebbero trovato, infatti, l’accordo di massima sull’architettura della garanzia e mancherebbero al testo definitivo solo alcune limature, per lo più formali. Un passo avanti importante per rendere l’udienza del 22 dicembre un passaggio veloce.
LA BANCA. E’ volontà esplicita del tribunale, infatti, chiudere il procedimento di appello entro i primi mesi del 2011, ed è inutile perdere tempo con ulteriori passaggi a vuoto. Anche le incertezze sulla banca o le banche che presteranno la firma dovrebbero dissolversi a breve: si sono intensificati i contatti tra il capo operativo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il più attivo su questo fronte, e Fininvest, una decisione è attesa nelle prossime ore. Sarebbero interessati, secondo i rumors che circolano da qualche giorno, anche UniCredit e il Monte dei Paschi di Siena, due banche che però hanno un equilibrio patrimoniale più delicato e potrebbero faticare a trovare i giusti spazi nelle pieghe del bilancio per esporsi per cifre elevate. Prestare una fideiussione, infatti, significa per una banca dover accantonare una cifra nelle riserve patrimoniali, e questo ha un suo costo implicito che pesa sia sui conti sia sul famoso Tier 1, il parametro che misurà la solidità del patrimonio. “Una condizione impegnativa per chi, come UniCredit, dovrebbe già procedere a un ulteriore aumento di capitale”, ricorda un banchiere di lungo corso che preferisce restare anonimo. E’ possibile quindi, che la parte del leone la faccia proprio la banca guidata da Passera, al momento più solida, e che qualcuno si tiri indietro all’ultimo momento. Mediobanca sembra essere rimasta fuori dai giochi, forse perché Marina Berlusconi siede in consiglio d’amministrazione così come Ennio Doris, socio storico in Mediolanum, oltre al sodale di sempre Tarak Ben Ammar.
IL COSTO. Quanto costerà la garanzia a Fininvest? Impossibile fare previsioni, alla luce anche della particolarità del cliente. La fideiussione tecnicamente dovrebbe essere di primo grado, quindi senza una contro-garanzia del proprietario della holding del Biscione, e questo dovrebbe far lievitare il costo. Ma Fininvest non è un cliente qualsiasi e nella trattativa commerciale potrebbe giocare un ruolo anche la posizione di Silvio Berlusconi. Si può ipotizzare, comunque, che l’importo possa essere compreso all’incirca tra l’1 e il 3 per cento annuo dell’ammontare, ovvero tra i 7 e 20 milioni di euro, ma non è escluso uno sconto viste le particolarità dell’accordo. Un ottimo affare per la banca che se ne occuperà, prezioso in tempi non facili per il mondo del credito. E questo probabilmente spiega l’interessamento anche di Alessandro Profumo, numero uno di Unicredit, di solito politicamente distante da Arcore.
IL MILAN. Con o senza contro-garanzie, Fininvest non dovrebbe avere molti problemi a far fronte alle sue obbligazioni, nonostante la società non abbia mai accantonato nulla in bilancio in relazione all’eventuale risarcimento danni per le sentenze sul lodo Mondadori. Nella peggiore delle situazioni, notano persone ben informate, basterebbe cedere la squadra del Milan per saldare il debito. Da tempo si mormora che Berlusconi voglia liberarsi della società, fuori dal core business della holding del Biscione, e il 100 per cento delle quote sarebbe valutato all’incirca 750 milioni di euro. Esattamente pari al “debito” con Cir. Fantacalcio a parte, a fine 2008 la società aveva un patrimonio netto contabile pari a 2,6 miliardi di euro e cassa netta positiva per 730 milioni, grazie alla cessione sul mercato nel 2005 del 17 per cento di Mediaset. Il valore economico delle partecipazioni, poi, è superiore a 5,5 miliardi di euro, e questo rende la società ben solida. Gli utili netti sono pari a 242 milioni, e i flussi di cassa sono sempre stati di quest’ordine o migliori: unico dubbio il 2009, che ha colpito il settore dei media in modo violento. L’enorme liquidità, presente e futura, non mette in dubbio neanche gli investimenti previsti di 410 milioni l’anno per il prossimo triennio. Il Biscione invece, difende la tesi che il risarcimento Cir è tale da mettere in forse gli investimenti, ma i bilanci passati della società sembrano non confermare questa interpretazione. I legali di Cir dovrebbero muoversi in questa direzione nel dimostrare che Fininvest non avrà problemi, neanche prospettici, a saldare.
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