lunedì 7 dicembre 2009

B. e Cosa Nostra: quando Bossi non era pentito

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 8 dicembre 2009

di Enrico Fierro
(Giornalista)


“Non credo che Berlusconi sia uno che vada in giro a mettere bombe”. È un Bossi rabbonito dall’età e dagli acciacchi, quello che ha parlato di mafia e politica, Spatuzza e Berlusconi, domenica sera a Milano. C’era il presepe da inaugurare a Palazzo Marino, ma soprattutto taccuini e telecamere da soddisfare sul tema del giorno: le rivelazioni torinesi del signor “Tignusu”, assassino e depositario di segreti-bomba sui rapporti tra il Cavaliere e i vertici di Cosa Nostra. “La verità è che la mafia si è arrabbiata perché noi abbiamo fatto leggi pesantissime”, spiega il senatur ai cronisti. E poi, questi pentiti parlano troppo. “Bisogna rivedere la legge”.

Punto e tanta acqua passata sotto i ponti da quando Umberto Bossi agitava come una clava il sospetto dei rapporti tra le fortune imprenditoriali del Cavaliere e la Cosa Nostra siciliana. Perché è lo stesso Bossi a spiegarlo a un cronista dell’agenzia Ansa il 21 luglio 1998. “Sono stato io a mettere fine al partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. In Italia ci sono tre poli, quello palermitano è rappresentato da Berlusconi, lo hanno mandato per fregare il nord”. Ma è a La Padania, il giornale della Lega, che Bossi e i suoi (Bobo Maroni compreso), affidano l’attacco finale contro il Cavaliere. Roba forte, altro che bombe atomiche finiane. 8 luglio 1998, il giornale inaugura, ancor prima di Repubblica, la serie delle dieci domande a Berlusconi. Per la verità sono 11. E toste. Prima pagina: “Mafia, camorra, politica e Finanza”. Foto di Berlusconi sull’orlo di una crisi di nervi. Imperativo: “Cavaliere risponda a undici domande e potrà scagionarsi”. Il giornale di Bossi vuole sapere l’impossibile. In sintesi: chi ha dato i soldi a Berlusconi per fondare le sue imprese, per aumentarne il capitale, i suoi rapporti con finanzieri in odore di... Le risposte non arrivano e il giornale attacca. Il 30 agosto insiste su “I dieci misteri di Silvio” con una intera paginata. Il titolo lascia poco spazio alla fantasia: “Le gesta di Lucky Berlusca”. Lucky, come Salvatore Lucania, alias Lucky Luciano, il boss dei due mondi che si mise a disposizione degli Alleati per lo sbarco in Sicilia. L’occhiello aiuta il lettore a capire: “Il curriculum del Cavaliere farebbeinvidia a un boss della mala”. Sommario: “Per salvarlo un plotone di avvocati, parlamentari e giornalisti”. A completare la pagina un titolo, a seguire, sui misteri del “fido Dell’Utri”. È ampia la collezione dei titoli del giornale leghista sull’argomento mafia-Berlusconi, ma sopra tutti spicca la copertina dal titolo “Baciamo le mani”, con una ampia carrellata di foto. Da Buscetta a Brusca, da Totò Riina a Pippo Calò e Stefano Bontate. Tutti in compagnia di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.

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