lunedì 7 dicembre 2009

Comizio di Dell’Utri in tv Ora tocca ai Graviano

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 8 dicembre 2009

di Andrea Cottone e Paola Zanca
(Giornalisti)


LA PUNTATA DELLE “DOMANDE ATTESE”: a Porta a Porta Bruno Vespa, Marcello Dell’Utri e Fabrizio Cicchitto da una parte, Andrea Orlando e Piero Sansonetti dall’altra, si chiedono se “un Paese può stare appeso ad un killer pentito”. Si parla delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Il protagonista è Marcello Dell’Utri, ma lui è lì solo per dire che “per la prima volta mi chiedo come mi posso difendere se dopo 15 anni un assassino viene ascoltato con questa morbosa attenzione? Sono venuto qui per farmi vedere, per dare una risposta alla mia famiglia, agli amici, a chi mi ferma per darmi solidarietà. Se le cose che dice Spatuzza fossero minimamente attendibili, dovrei nascondermi, buttarmi con una corda al collo”. Vespa si domanda più volte se “possiamo fidarci di uno che ha ucciso 40 persone e fatto 6 o 7 stragi?”. Dice che tutto lo decideranno i giudici, ma Vespa ammette di essere “affascinato dall’idea di una persona che si sveglia 16 anni dopo e racconta queste cose”. Per questo ricostruisce date, lascia “domande appese” e fa “interventi da cronista”. Evidentemente non basta. Quando proiettano il video che ricostruisce il processo a Dell’Utri, il senatore condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa lo definisce “alla Santoro”: “Ci sono cose che ho già smontato, spero in secondo grado di trovare un giudice disposto ad accertare la verità”. La puntata si chiude con un video che ripercorre la “valanga” contro Berlusconi, da Noemi a Spatuzza.

Ma adesso, invece, tutti attendono al varco i fratelli di Brancaccio: Giuseppe e Filippo Graviano. “Madre natura” (perché da lui tutto iniziò e a lui tutto finisce), braccio spietato della Cosa Nostra di Totò Riina uno, e mente economico-finanziaria l’altro, fanno la gavetta in Cosa Nostra componendo il micidiale gruppo di fuoco dei “corleonesi”. Ma con Gaspare Spatuzza, il loro braccio destro che ha deciso di saltare il fosso e parlare con i magistrati, sono addirittura indulgenti. “Lo Spatuzza lo rispetto” ha detto Giuseppe Graviano chiamato come “teste di riferimento” al processo d’appello per associazione mafiosa contro l’ex senatore della Dc, Gerlando Inzerillo. Era chiamato a confermare le dichiarazioni rese da Spatuzza e ha raccontato che l’estate scorsa “è venuta la Procura di Firenze. Mi hanno detto solamente: ‘Siamo venuti a interrogarla per i colletti bianchi’. Gli ho detto: ‘Mi faccia leggere i verbali’ e aspetto ancora”. Un’attesa che terminerà venerdì prossimo, quando deporranno al processo d’Appello a Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma i Graviano non sono solo killer della mafia, i loro rapporti politici ed economici passano da Palermo a Milano e i loro interessi arrivavano fino in Francia, a Nizza. Il pentito Gaspare Spatuzza l’ha già sottolineato in uno degli interrogatori resi ai magistrati. “I Graviano sono ricchissimi e il loro patrimonio non è stato intaccato di un centesimo. Hanno investito al nord e in Sardegna e solo così mi spiego perché durante la latitanza sono stati a Milano e non a Brancaccio. È anomalo, anomalissimo”. Perché, secondo il pentito, non esiste posto migliore per passare la latitanza del quartiere di Brancaccio: una zona controllata a vista dalle sentinelle di Cosa Nostra dove nulla passa inosservato. Secondo le ricostruzioni di Spatuzza, i fratelli di Brancaccio avevano interessi nella Fininvest. “Filippo Graviano – ha raccontato il pentito – mi parlava come se fosse un suo investimento, come se per la Fininvest ci fossero soldi messi di tasca sua (…) ha nutrito sempre simpatia nei riguardi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, (...)è tutto patito dell’abilità manageriale di Berlusconi. Potrei riempire pagine e pagine di verbale per raccontare della simpatia e del... possiamo dire... dell’amore che lo lega a Berlusconi e Dell’Utri”. E i Graviano avrebbero avuto anche dei buoni uffici nella società di calcio del Milan.

Alcuni riscontri alle dichiarazioni di Spatuzza si hanno nelle indagini sul tesoro dei Graviano. Dopo il loro arresto, infatti, gli affari della famiglia vengono gestiti dalla sorella Nunzia, condannata definitivamente per concorso esterno. Era suo compito, si legge nelle sentenze, “curare il portafoglio azionario distribuito fra diverse banche e intestato a diversi prestanome, contenente, tra l’altro, azioni Mediaset, Mondatori, Seat-Pagine Gialle, Merloni,

Eni, Fiat, Amga, Pirelli, Montedison”. Nunzia Graviano viene arrestata nel 1999 a Nizza, dove viveva con la madre e le due cognate. Secondo le indagini era proprio nella città francese che i Graviano volevano investire il denaro ricavato dalla vendita degli immobili intestati a prestanome.

Poi la politica, a cui i fratelli di Brancaccio si dedicavano. Non solo “quei quattro crasi (cornuti, ndr) dei socialisti”, come ha ripetuto in aula Spatuzza, ma anche il nascente partito di Forza Italia. Da uno dei cellulari usati durante la latitanza veniva chiamato spesso Giovanni La Lia, presidente di un club forzista di Misilmeri, paese a pochi chilometri da Palermo. La Lia era presente nella prima riunione dei club siciliani di Forza Italia, il 5 febbraio 1994, al San Paolo Palace Hotel, nel territorio di Brancaccio. La struttura ricettiva a cinque stelle del costruttore Giovanni Ienna, presidente del primo club di Forza Italia sorto del capoluogo siciliano e ritenuto prestanome proprio di Giuseppe e Filippo Graviano. Colletti bianchi e mafiosi: è l’intreccio che fa tremare i palazzi romani. E a scoperchiare la pentola ci pensa proprio Giuseppe Graviano che, per la prima volta in assoluto, parla con i magistrati, il 28 luglio scorso. “Speriamo che esca la verità veramente – dice ai pm - ve ne accorgerete del danno che avete fatto. Se noi dobbiamo scoprire la verità, io posso dare una mano d’aiuto”.Gravianoconclusequell’interrogatoriochiedendoaimagistratile carte, i verbali di Spatuzza che “è solo un imbianchino, cosa volete che sappia”. I Graviano, invece, sanno. E tutti li attendono al varco.

Nessun commento:

Posta un commento