domenica 13 dicembre 2009

Berlusconi spacca tutto

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 13 dicembre 2009

di Furio Colombo
(Senatore PD)


Ogni incertezza è chiarita, ogni ambiguità dissolta. Lo comunica il titolo de Il Giornale (proprietà Berlusconi) la mattina dell’11 dicembre. C’è scritto, a caratteri cubitali (si diceva così una volta): “Berlusconi spacca tutto”. È un titolo semplice. È il titolo che si poteva aspettare da qualcuno dei giornali di opposizione. Sembra uno scherzo giornalistico, una sorpresa da spettacolo. Un attore si impossessa della battuta dell’altro. Quando accade, salta la scena. La gente ride dell’imbarazzo dell’attore beffato e poi il “come uscirne” dipende dalla bravura o dalla capacità di improvvisare. Non nascondiamoci che Berlusconi è bravo sia nel rubare la scena sia nel far finta di niente nei giorni che seguono la spacconata. Più è grande (e pericolosa) la spacconata, più tutti (o molti) partecipanti allo spettacolo desiderano dimenticare, e dunque scelgono la stessa strategia del primo attore: la vita (la commedia) continua. Come avete notato, tutto quello che dico oscilla sui due livelli dello spettacolo e della politica, tra la canagliata d’attore e la vera, concreta minaccia – anzi, l’annuncio – di uno scontro che potrebbe essere estremo.

Possiamo anche aspettarci che – a partire dal giorno dopo la scenata di Bonn – Berlusconi non abbia difficoltà psicologiche a far finta di niente. Clinicamente – dirà qualcuno – è la prova di un evidente squilibrio, come le improvvise aggressioni di coloro che “sentono le voci”. Ma l’argomento psichiatrico non cambia nulla. Berlusconi ha molto potere (secondo la rivista americana Forbes è il quattordicesimo uomo più potente del mondo, come ho scritto qui altre volte) e ha deciso di usarlo senza badare alle regole. La stravaganza e l’abituale abuso delle sue risorse eccessive (potere, appunto, e fonti di informazione) resta la domanda: come si esce da questo violento cambiamento di strategia, che punta allo scontro e a impedire la continuazione della Costituzione e della Repubblica?

Ho usato la parola “violento” perché è la stessa parola usata dal presidente della Repubblica – solitamente mite – per definire il pirandelliano “discorso di Bonn”. È parola appropriata, se si pensa non tanto alle rodomontate quanto alle conseguenze. Vediamo.

1. Berlusconi – benché ansioso di morire (far morire questo tratto della vita della Repubblica) e di risorgere in una nuova vita in cui tutti i nemici sono fuori dall’inquadratura, farà senza dubbio il doppio gioco: celebrazione di se stesso nel tempio e annuncio di distruzione del tempio. Quanto durerà il doppio gioco dipenderà sia dagli incidenti creati da Berlusconi (e non sempre calcolati nelle possibili conseguenze) sia da quelli imprevisti persino per Berlusconi. E adesso non sappiamo se e su quale pianerottolo della nostra tormentata vita politica si fermerà la caduta.

2. Berlusconi ha una vigorosa opposizione interna (primo firmatario il presidente della Camera Fini). Però non una sola opposizione. Fini è la voce di un percorso politico di destra profondamente diverso, che giudica impossibile sottomettersi al distruttivo editto di Bonn. Ma la Lega ha il privilegio di posti chiave nel governo , un privilegio che non è toccato finora a nessun partito xenofobo in Europa. Inoltre, la Lega vede il traguardo più ambito: due regioni del nord da conquistare tra poco. La secessione è a portata di mano e – con la legge già approvata dal cosiddetto “federalismo fiscale” – è quasi fatta. Abbandonare adesso, per la Lega, è un danno gravissimo.

3. Berlusconi ha scelto, improvvisamente e bruscamente, di dichiarare nemico il presidente della Repubblica, sperando di indebolirlo quando si tratterà di ottenere l’impossibile: lo scioglimento delle Camere. Ciò ha indotto il presidente della Repubblica a rispondere come ha risposto: giudicando “violenta”, dunque inaccettabile (implicitamente “irresponsabile”) l’iniziativa di Berlusconi. Ma il fatto è avvenuto . E quando Berlusconi avrà bisogno di tempi intermedi per “far finta di niente” (come nel modello pirandelliano del finto pazzo) l’opposizione non dovrà fornire l’alibi, non dovrà esserci. Eppure c’è già. Titola il Corriere della Sera (11 gennaio): “Bersani non cambia linea, vogliamo le riforme”. Ma si può affermare che: “Lo scontro aiuta il premier”, senza cadere nella logica secondo cui “la pistola aiuta il rapinatore”? In questo modo l’opposizione lascia sole le istituzioni colpite. Lascia soli i cittadini travolti, ma anche stravolti, dal colpo improvviso. Restano sulla scena le palle di Berlusconi. L’opposizione farà da pubblico. È possibile?

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