mercoledì 16 dicembre 2009

COSTITUZIONE E PROCESSO BREVE: I FALCHI DEL CAPO IN TRINCEA

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 16 dicembre 2009

di Enrico Fierro
(Giornalista)


Tutti in trincea. Tutti alle armi. Non c’è più tempo, e lo spazio per le mediazioni è ormai ridotto al lumicino. Dentro il Pdl trionfa il partito del tutto e subito. Subito le riforme ad iniziare dalla madre di tutte le leggi, un nuovo strumento per congelare i processi per le alte cariche dello Stato, un lodo Alfano bis. E poi le norme sul processo breve e sul legittimo impedimento, per arrivare alla riforma del Csm e alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Fare subito, utilizzando al meglio le emozioni suscitate dal volto sanguinante di Silvio Berlusconi dopo l’aggressione di piazza Duomo. Il messaggio è arrivato in ultimo da don Verzè, dopo una vistita in ospedale al premier: c’è un clima d’odio, dunque “è arrivato il tempo di cambiare la Costituzione” (dal Corriere della sera). Nel Pdl però crescono i sospetti verso i “finiani”, che invitano ad abbassare i toni e a cercare sul tema delicatissimo delle riforme costituzionali momenti di confronto con l’opposizione parlamentare. Non hanno gradito, i “falchi”, le critiche del presidente della Camera sulla fiducia richiesta dal governo per l’approvazione della finanziaria. “Diciamo che si tratta di una sorta di prova generale di quellochepotràesserel’atteggiamento di Fini quando arriveranno in discussione altri provvedimenti per i quali sarà necessario chiedere la fiducia”, è il sospetto di un deputato del Pdl. Un “berluscones” che, protetto dall’anonimato, ci disegna questo scenario. “Fini vuole andare verso la crisi di questo governo e punta proprio sulle leggi in materia digiustizia e di assetti istituzionali. È qui che governo e maggioranza potranno scivolare. Un esempio è proprio il processo breve. Il Csm lo ha bocciato e senza prova d’appello, se non si riuscirà a modificarlo nelle parti più criticate dal Consiglio, è quasi certo che Napolitano rinvierà la legge alla Camera, con conseguenze per la tenuta della maggioranza facili da

immaginare. A quel punto la strada verso un governo istituzionale mi pare abbastanza spianata”. Fantasie? “Non credo – è il commento di Federico Palomba, dell’Idv – dopo le parole di Fini che ha criticato il ricorso al voto di fiducia per la Finanziaria, tutto diventa più difficile. Certo, la maggioranza non potrà premere il piede sull’acceleratore della riforma del sistema giudiziario. Alla Camera, alla presidenza della Commissione c’è Giulia Bongiorno, e questo rende il percorso molto più accidentato”.

Il ddl sul processo breve ieri è stato discusso nella commissione Giustizia del Senato dove si è passati all’analisi dei 249 emendamenti presentati: sette a firma del presidente della Commissione Filippo Berselli, altri 20 dal Pdl e 9 dalla Lega. Oltre 200 quelli pro-posti dall’opposizione, con uno scontro fra Pd (193) e Idv, solo cinque. “I dipietristi ci hanno lasciati soli a fare l’opposizione a questa norma e il numero di emendamenti che hanno presentato lo testimonia”, ha commentato l’ex magistrato Felice Casson, capogruppo del Pd. “È un ddl sciagurato, non basta qualche ritocchino. Per questo abbiamo presentato solo emendamenti soppressivi dell’intero provvedimento , a parte due che riguardano la programmazione dei tempi del processo, senza sanzionarne la morte”, è la replica del senatore Idv Luigi Li Gotti. “Non comprendiamo l’atteggiamento dei senatori Pd, che hanno pure combinato un bel papocchio: con un loro emendamento hanno corretto un clamoroso autogol della maggioranza”. Perché il testo, così come è predisposto, non era applicabile al premier “laddove, tra le esclusioni di applicazione a chi abbia ricevuto una precedente condanna, avevano dimenticato di aggiungere il termine ‘definitiva’. Ora il Pd, inserendo ‘definitiva’ dopo la parola ‘condanna’, ha rimediato a questa dimenticanza”. La discussione sul processo breve prosegue a oltranza. Si ricomincia alle 8,30 e si vota.

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