venerdì 11 dicembre 2009

Dell'Utri, è il giorno dei Graviano test-verità per le accuse di Spatuzza

Dal Quotidiano La Repubblica
del 11 dicembre 2009

di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti
(Giornalisti)


PALERMO - Dalle gabbie a vetri di queste aule, a metà degli anni '90, i fratelli Graviano impartivano ordini di morte ai loro uomini mimetizzati tra il pubblico delle udienze. Così racconta il pentito Gaspare Spatuzza che quegli ordini di morte poi eseguiva. Ma oggi, a palazzo di giustizia, per una delle udienze più attese del processo d'appello per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell'Utri, i boss di Brancaccio ci saranno solo collegati in videoconferenza dalle carceri dove sono detenuti al 41 bis.

L'interrogativo è uno solo: parleranno o no? E, se parleranno, come risponderanno alle dichiarazioni di Spatuzza che li indica come la fonte di tutte le sue informazioni su Berlusconi e Dell'Utri, indicati come i nuovi referenti di Cosa nostra, quelli dai quali - nella stagione delle bombe del '93 - avrebbero ricevuto appoggi e promesse? Nella piccola aula della corte d'appello di Palermo ci sarà anche Marcello Dell'Utri che - dopo aver ascoltato dal vivo a Torino le accuse di Spatuzza - oggi attende con ansia di conoscere se i Graviano risponderanno o no. Perché ad assumere grande importanza non sarà solo l'eventuale contenuto della loro deposizione, ma proprio l'atteggiamento che decideranno di assumere, visto che - fino ad ora - la loro reazione nei confronti prima del pentimento, poi delle specifiche dichiarazioni di Spatuzza, è stato inusualmente "morbido".

Nei mesi scorsi, sia Filippo sia Giuseppe Graviano hanno accettato il confronto con il pentito, loro ex killer di fiducia, scambiandosi reciprocamente, davanti ai pm di Firenze, manifestazioni di stima e di affetto. Una cosa mai vista nella storia di Cosa nostra dove i boss hanno sempre trattato i pentiti come "infami" e "venduti", autori di accuse false per ottenere dallo Stato sconti di pena e soldi. Filippo Graviano ha addirittura fatto mezze ammissioni affermando che da tempo avrebbe presto le distanze da Cosa nostra, pronunciando persino la parola "dissociazione" senza però confermare nel merito le accuse di Spatuzza. Giuseppe Graviano, invece, si è limitato a dire di "rispettare" la scelta del pentito.

Spatuzza, intanto, continua a riempire pagine e pagine di verbali, autoaccusandosi di decine di delitti per molti dei quali era già stato processato e assolto. Tutti omicidi commessi nei primi anni '90 su mandato dei Graviano, che continuavano ad emettere ordini dal carcere. Racconta Spatuzza: "Durante i processi mandavano messaggi in codice, un "codice" che veniva poi tradotto da Giuseppe Battaglia (che assisteva tra il pubblico ai processi-ndr), il quale era il nostro canale. Quindi quotidianamente avevamo notizie di chi doveva essere ucciso". Così, ad esempio, a Spatuzza arrivò l'ordine di uccidere Armando Vitale, un giovane di Brancaccio punito "perché aveva gioito per l'arresto dei fratelli Graviano". Tra gli omicidi ora svelati, finora opera di ignoti, anche quello di un cantante napoletano, Giuseppe Vallecchia, e quello di Gianmatteo Sole, sequestrato da killer che indossavano le divise di poliziotto. "Non c'entrava niente - ha raccontato Spatuzza - ma quando ci siamo tolte le divise lui si è messo a ridere. Pensava che il sequestro fosse uno scherzo. E lo abbiamo ucciso".

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