giovedì 3 dicembre 2009

DI TASCA LORO

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 3 dicembre 2009

di Gianni Barbaceto
(Giornalista)


La magistratura contabile ha già deciso: il sindaco di Milano Letizia Moratti e i suoi collaboratori dovranno pagare di tasca loro 263 mila euro per la vicenda delle “consulenze d’oro”. Per aver cioè arruolato una corte dei miracoli di dirigenti “fidati”, ma spesso senza titoli né esperienza, assunti in comune dopo aver cacciato i funzionari che da anni lavoravano per la città. Le nomine erano illegittime, secondo la Corte dei conti, e hanno provocato un “danno erariale per colpa grave”. Il giudice per le indagini preliminari, invece, sta valutando se il ruvido spoil system morattiano configuri anche reati penali o sia soltanto malcostume politico. Ma comunque vada, dentro questa brutta storia c’è una storia ancora più brutta. È l’assunzione di Carmela Madaffari. Chi è? È una signora calabrese che non ha mai vissuto a Milano ma che è stata appositamente chiamata qui come responsabile della Direzione famiglia, scuola e politiche sociali del comune. Retribuzione annua 217.130 euro. La sua storia è stranota, almeno tra gli addetti ai lavori e tra il pubblico più informato. L’hanno raccontata per primi due giornalisti, Ferruccio Sansa e Giuseppe Offeddu, nel loro libro “Milano da morire”, edito da Bur Rizzoli. Hanno fatto scoppiare un piccolo scandalo, molti si sono indignati, poi tutto è tornato come prima. E allora raccontiamola di nuovo, la storia della signora Madaffari. Andrebbe ripetuta ogni giorno, fino a smuovere le acque stagnanti dell’indifferenza. Il suo curriculum è, a prima vista, di quelli da esibire: la signora è stata direttore generale di Asl, le aziende sanitarie locali, prima a Crotone, poi a Locri, infine a Lamezia Terme. Peccato che le sue esperienze di lavoro si siano concluse quasi sempre in modo burrascoso. È stata cacciata due volte dai suoi incarichi per presunte irregolarità contabili e cattiva gestione. La prima, a Locri, perché aveva chiuso il bilancio 1998 della Asl con perdite per 22 miliardi e mezzo di lire, più un “fuori bilancio” di altri 31 miliardi. E aveva fatto schizzare la spesa farmaceutica a ben 12,3 miliardi di lire. Nel 2005, viene cacciata anche dalla Asl di Lamezia Terme. Per “gravi inadempienze” e cattiva gestione, poiché aveva truccato i conti relativi al 2004. Tra l’altro, dai bilanci “risultano in servizio quattro primari, senza che vi siano le relative unità operative”: insomma, c’erano i primari, ma non i reparti. E i ricoveri ospedalieri erano stati gonfiati fino a superare, e di molto, la media regionale. Non basta. Carmela Madaffari è anche oggetto di una pesantissima interrogazione presentata alla regione Calabria da Francesco Fortugno, il medico e politico calabrese poi ucciso dalla ’Ndrangheta nel 2005, che prima di morire aveva denunciato gli sprechi e le infiltrazioni mafiose della Asl di Locri. Fortugno cita Carmela Madaffari come uno dei “quattro cosiddetti manager” dell’Asl che hanno spinto il progetto, “illegittimo e inutile”, di un doppione del pronto soccorso: per dare un posto da primario (ancora!) a un potente medico locale con potentissimi sponsor alle spalle. Cacciata dalle Asl calabresi, nel 2006 viene candidata al Senato dall’Udc. Non viene eletta. Niente male: Letizia Moratti, il sindaco che si vanta di essere prima di tutto un manager, la recupera, la chiama a Milano. Sono passati più di due anni, più volte il sindaco è stato chiamato a spiegare la sua scelta. Non l’ha mai fatto. Perché continua a non rispondere?

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