giovedì 3 dicembre 2009

Fini e il Re Nudo. Dov’è lo scandalo?

Dalla Rivista Micromega
del 3 dicembre 2009

di Michele Martelli
(Giornalista)


«Il re è nudo / ma il re non lo sa / lui cammina tra la gente / e saluta sorridendo. / Il re è nudo / ma la verità / è che nessuno lo può dire a sua maestà». Così cantavano (di George W. Bush) i Nomadi nel 2002. Così, non sapendo di essere in onda, bisbiglia al microfono di Pescara (su Berlusconi) Gianfranco Fini. Il quale a “Ballarò” ha giustamente spiegato di aver detto, nell’ormai famoso fuori onda pescarese, ciò che (ultimamente) ha sempre detto e ripetuto anche in pubblico (interviste, conferenze, sedi di partito).
Allora, dove sta lo scandalo? Facciamo alcune ipotesi.

1. È forse scandaloso che Fini parli confidenzialmente di Berlusconi con un magistrato? Chi glielo vieta? Non la Costituzione repubblicana, che riconosce la libertà di pensiero e di parola a tutti i cittadini. Figuriamoci al presidente della Camera in carica! Forse che nel Pdl la libertà vale solo per il capo; per tutti gli altri, invece: «Credere, obbedire, combattere»? O lo sconcio sarebbe che Fini se la intende col Procuratore Capo della Repubblica di Pescara, Nicola Trifuoggi, una “toga rossa”? Ma Trifuoggi non è un giudice di parte; se nel 1984 aprì un’inchiesta sulle tv del signor B., nel 2008 ha fatto arrestare per il reato di concussione il sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso e il Presidente della Regione abruzzese, Ottaviano Del Turco. Ambedue del Pd. Dunque un magistrato che non guarda all’appartenenza politica. E poi, ma quali “toghe rosse”? Il signor B. le dipinge di “rosso”, guarda caso!, solo se e quando indagano sul signor B.

2. È forse scandaloso che Fini dica che il signor B. scambia «il consenso popolare, che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo: magistratura, Corte dei conti, Cassazione, capo dello Stato, Parlamento»? e che «confonde la leadership con la monarchia assoluta»? Basta aprire la Costituzione per capire che lo Stato democratico si regge sull’uguaglianza della legge, e sulla divisione e l’equilibrio dei poteri. Nessuno èsuper leges. (Lo erano i sovrani assoluti europei del Sei-Settecento, ma la storia racconta la loro fine che Fini ricorda nel fuori onda). Nessuno può godere del privilegio dell’immunità e dell’impunità. Le leggi ad personam del signor B. per metterlo al riparo dai processi sono palesemente incostituzionali. La Suprema Corte, che ha bocciato il lodo Alfano, docet!

3. È forse scandaloso che Fini supponga che le ipotetiche dichiarazioni del pentito Spatuzza su Dell’Utri e Berlusconi, se suffragate da prove, sarebbero una «bomba atomica»? La metafora significa, più semplicemente: Berlusconi dovrebbe dimettersi. Ma dov’è il dramma? Cade un governo, se ne fa un altro: in democrazia non ci sono governi a vita; è sempre il popolo a decidere col suo libero voto. O l’«eletto del popolo» si ritiene «eletto da Dio», ed è perciò inamovibile, come un monarca francese, dovesse campare cent’anni? In ogni caso, il governo cadrebbe non per colpa di una presunta «magistratura politicizzata», ma perché il popolo italiano non potrebbe più sentirsi rappresentato da un governo inquinato. Al contrario di quanto va dicendo il Pd: «B. ha il diritto difendersi dal processo» (Enrico Letta); «Bisogna comporre il conflitto tra principio democratico e principio di giustizia» (Violante ad “AnnoZero”). Ma quale “diritto” e quale “conflitto”! Ogni cittadino si difende nel processo; l’autonomia della magistratura è l’essenza della democrazia. Sembra che Fini abbia fatto in diretta tv una lezione costituzionale non solo al ministro Bondi, ma anche ai piddini Letta e Violante. Paradossale, no?

In nessuno dei tre punti c’è dunque alcunché di scandaloso. In un altro paese democratico europeo, per es. in Francia, Gran Bretagna o Germania, le parole di Fini sarebbero ovvie, persino banali. Perché allora tanto incredibile scandalizzarsi da parte del signor B., dei suoi giornali e tv e dei suoi berlusclones? Una farsa, se non fosse pericolosamente tragica in questa traballante democrazia italiana. Il vero scandalo sta nel fatto che nell’«anomalia Italia» la verità possa apparire scandalosa. Tanto ci stiamo assuefacendo a scambiare la menzogna per la verità. Solo laddove la menzogna diventa la norma, la verità si fa scandalo. Ma per fortuna con le menzogne non si fa molta strada.

Fini ha detto: «Il Re è Nudo». Prima o dopo, tanti italiani lo ripeteranno, lo urleranno in piazza, come i sudditi di Sua Maestà della famosa fiaba di Andersen.
Piazza San Giovanni a Roma, il 5 dicembre, «non è che l’inizio».

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