mercoledì 2 dicembre 2009

Il Pd, l’Udc e il caso Cuffaro

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 2 dicembre 2009

di Sandra Amurri
(Giornalista)


Le Marche fanno da apripista all’alleanza del Pd con l’Udc in vista delle prossime Regionali. Parola di Enrico Letta: “Riportare tutti i nostri a votare non basta per vincere, più riusciamo a fare un’intesa con l’Udc più si concretizza l’alternativa a Berlusconi. Non andiamo con il cappello in mano da nessuno ma stare con l’Udc è importante”. Verrebbe da dire, con il cappello in mano, no, ma neppure con i “cannoli” con cui Totò Cuffaro ha festeggiato la condanna in primo grado a 5 anni “solo” per aver favorito singoli boss e non Cosa Nostra, come sostenuto nel rinvio a giudizio. Casini a Ballarò lo commentò così: “Posso sbagliare ma, nella mia responsabilità politica, ritengo che Salvatore Cuffaro sia una persona perbene e dunque lo candideremo alle elezioni”. Cuffaro fu eletto senatore e l’Udc anche grazie ai suoi voti siede in Parlamento. Riconoscenza di cui Cuffaro gli ha subito dato atto: “Ringrazio Casini per la passione che ha messo nel difendermi. Non posso accettare lezioni di morale da nessuno”. Chi conserva ancora il vizio della memoria ricorda anche che Casini da presidente della Camera, mentre era riunita la Camera di Consiglio che condannò Dell’Utri a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, telefonò al senatore per esprimergli “i più profondi sensi di stima e amicizia”. Parole gradite a Dell’Utri: “Provo affetto per Pier Ferdinando, gli voglio bene, si è esposto manifestandomi solidarietà in modo spontaneo, sincero, disinteressato”. Casini disse anche: “Noi, al contrario della sinistra, dobbiamo vincere le elezioni, la sinistra o le vince o le vince a tavolino con i ribaltoni o con l’intervento del potere giudiziario che il più delle volte interviene a fiancheggiarla. La vera anomalia italiana non è Berlusconi ma il fatto che Forlani sia ai servizi sociali. Rispetto a questo, la proprietà di Mediaset è un dettaglio trascurabile”. Ma Casini è lo stesso che in una riunione del partito ha detto: “Dobbiamo liberarci dei corrotti, dei riciclati e di chi ha condiviso le dimissioni di Cosentino. Premesso che rispondere “esiste la presunzione di innocenza fino a giudizio definitivo” non possa avere valenza politica, premesso che i comportamenti dei leader non sono indifferenti in politica, la domanda resta. Ed è: il Pd, che rivendica la difesa della legalità e la necessità della questione morale, non dovrebbe pretendere da Casini un ripensamento pubblico su certe frasi e coerenza tra ciò che dice oggi e ciò che ha detto, o non detto, ieri tenendo presente che la neutralità di fronte a un’ingiustizia vuol dire scegliere l’oppressore, per dirla con il vescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace? “I voti Cuffaro li prende in Sicilia e noi con quelli non abbiamo nulla a che fare”, chiarisce Rosy Bindi che da presidente del Pd non va al No B. day mentre come Rosy Bindi potrebbe andarci. “Noi non ostentiamo sicurezza o autosufficienza. Faremo alleanze dove ci saranno le condizioni”. Sostanza condivisa dalla Finocchiaro: “Non mi pare che Cuffaro sia un astro nascente del’Udc, che occupi politicamente un posto centrale, che sia l’asse attorno al quale valutare l’alternativa se consegnare i governi delle regioni al Pdl. Avere una lettura manichea dell’Udc sarebbe ingeneroso,sbagliato e non veritiero. È ovvio che la politica dell’Udc è a geometrie variabili, è chiaro che non si deve essere di bocca buona ma neppure discriminare in assoluto ma si deve valutare scegliendo di governare su una serie di posizioni condivise”. Mentre a dissentire è Bruno Tabacci, uscito dall’Udc per fondare con Rutelli “Alleanza per l’Italia”: “Occorre scrivere un rigoroso codice etico, nuove regole del gioco, impegnarsi a rispettarle e non solo a farle rispettare. È un’esigenza del Pd e dell’intero sistema politico italiano” che con chiaro riferimento al premier ma anche a Letta aggiunge: “A Cuffaro va dato atto che ha accettato di farsi processare , di difendersi nel processo e non dal processo”. E alla proposta di Dell’Utri di “modificare” il concorso esterno risponde: “La forza della mafia sta anche nel poter contare su comportamenti ambigui, non trasparenti di pubblici ufficiali e politici”. A proposito del racconto dell’ex moglie del senatore del Pdl D’Alì dice: “Uno spaccato sconcertante, ne sono rimasto stordito” definendo il silenzio seguito delle forze politiche di opposizione “il risultato di un paese confuso dalle escort dai trans, dalle leggi ad uso personale che ormai digerisce tutto, un paese malato che non è più in grado di indignarsi”. Ma anche di una politica cinica che “conosce il prezzo di tutte le cose ma non il loro valore” per dirla con Oscar Wilde.

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