giovedì 7 gennaio 2010

Come salvo le spie e insabbio l’inchiesta SISMI-TELECOM: LASTRATEGIADELSEGRETO

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 7 gennaio 2010

di Peter Gomez
(Giornalista)


C’è euforia tra gli imputati più importanti dell'inchiesta sullo spionaggio illegale Telecom. La decisione del premier Silvio Berlusconi di coprire con il segreto di Stato tutti i rapporti tra il Sismi e la compagnia dei telefoni, un tempo di proprietà di Marco Tronchetti Provera, modifica di molto gli scenari dell'udienza preliminare in corso davanti al gup milanese Mariolina Panasiti. Se per l'ex capo della security Telecom, Giuliano Tavaroli, è ormai troppo tardi per tornare indietro dalla richiesta (già accolta dalla procura) di patteggiare una pena di 4 anni e sei mesi di reclusione, l'ex capo del controspionaggio Marco Mancini e l'investigatore privato fiorentino, Emanuele Cipriani, hanno ancora molte frecce da giocare prima del possibile processo. Mancini, dopo aver incassato grazie al segreto di Stato, una sentenza di non luogo a procedere nel dibattimento per il sequestro dell'imam radicale Abu Omar, adesso punta al raddoppio. La firma del premier sul documento che ha sancito il suo dovere di non rispondere alle domande di magistrati e avvocati, equivale per lui ad un attestato di stima. La sua carriera all'interno dei servizi segreti, insomma, è tutt'altro che finita. Solo che, per ricominciare a percorrere la scala che da semplice brigadiere dell'Arma lo aveva portato a sedere sulla poltrona di numero tre del Sismi, Mancini deve al più presto risolvere i suoi problemi giudiziari.

È per questo che probabilmente lo 007 finisca per chiedere al gup Pasaniti di essere giudicato col rito abbreviato. In questo modo avrebbe diritto non solo a un forte sconto di pena in caso di condanna, ma anche e soprattutto che la sua posizione venga decisa allo stato degli atti. Il giudice dovrebbe cioè stabilire se è colpevole o innocente solo sulla base delle carte già raccolte. E qui sta il nocciolo del problema: Mancini dice che per difendersi dalle accuse di associazione per delinquere e corruzione (somme di denaro ricevute da Cipriani in cambio di notizie raccolte tra le fonti del Sismi) dovrebbe violare il segreto. Secondo lui, infatti, tutti i rapporti con il detective privato fiorentino e la security Telecom andrebbero compresi in quelli istituzionali del Sismi. Ma Palazzo Chigi ha detto che di queste relazioni lo 007 non può parlare. E allora, sostiene la difesa, è evidente che Mancini non può difendersi. Per questo l'eventuale rito abbreviatopotrebbe concludersi, come il caso Abu Omar, con un verdetto che lo considera non giudicabile.

Ma lo spettro delle tonnellate di

sabbia che, dopo la decisione del premier, potrebbero rovesciarsi da un momento all'altro sullo scandalo delle migliaia di persone spiate e schedate, riguarda anche Cipriani. Marco Mancini, nei suoi interrogatori ha descritto l'amico detective privato come una fonte del servizio e anche come un collaboratore del Sismi in occasione di una serie di operazioni sotto copertura. E anche se Cipriani – ora impegnato in una dura battaglia legale per rimettere le mani sui molti milioni di euro che gli sono stati sequestrati – a questo tipo di rapporti nelle sue deposizioni non ha quasi fatto cenno, è evidente che il segreto di Stato finirebbe per riguardarlo. Una volta saltati tutti i capi d'imputazione in concorso per Mancini, al detective resterebbe un solo episodio legato a questioni di sicurezza nazionale (dei report del Sisde trovati nel suo archivio) e l'accusa di associazione per delinquere. Insomma abbastanza per pensare di giocarsi tutto in un dibattimento (che potrebbe saltare subito se venisse davvero approvata la riforma del “processo breve”) in cui arrivare alla prescrizione.

La prospettiva, concreta, è che alla fine paghino solo i pesci piccoli. Anche perché persino Tavaroli può a questo punto coltivare la speranza che il gup Pasaniti, alla luce delle decisioni del governo, riveda autonomamente la sua richiesta di patteggiamento. La pena complessiva concordata con l'accusa ricomprendeva infatti pure gli episodi contestati a Tavaroli in concorso con lo 007 Mancini.

Tutto questo, ovviamente, fatti salvi gli eventuali interventi del Copasir, il comitato parlamentare sull'intelligence, che per legge può chiedere a Berlusconi conto e ragione delle sue decisioni, o della Corte costituzionale . Tra le carte da giocare in mano ai magistrati milanesi resta infatti quella di un nuovo conflitto di attribuzioni con Palazzo Chigi per chiedere alla Consulta se il premier abbia ecceduto o meno apponendo il segreto. Nel Pd Felice Casson, capogruppo in Commissione giustizia, ha chiesto che Berlusconi compaia davanti al Copasir, mentre il membro del comitato di controllo, Ettore Rosato, ha annunciato che l'organismo si occuperà della questione. Anche perchè in ballo oltre ai dossier Telecom ci sono le schedature dei presunti avversari politici del Cavaliere avvenute negli uffici del Sismi in via Nazionale a Roma. Tra gli schedati molti erano giornalisti. Per questo, Roberto Natale, della federazione della stampa, si è rivolto al Copasir perché venga scongiurato “il rischio che siano ancora in atto, ai danni dell’informazione italiana, comportamenti indegni di uno Stato di diritto”.

Ma molto dipenderà da chi verrà scelto come nuovo presidente del comitato. In pole position c'è Massimo D'Alema, indicato in uno dei dossier di Cipriani (poi girati al Sismi) come beneficiario, assieme ad altri colleghi di partito, di una rete di società estere su cui sarebbe girato del denaro proveniente dalla scalata a Telecom del 1998. I Ds negano e hanno a suo tempo presentato querela. E in ogni caso, norma bipartisan proposta dal governo Prodi, ha imposto la distruzione dei dossier, e ha vietato per legge ai pm d'indagare sul contenuto dei fascicoli. Dicevano che così si sarebbero evitati ricatti e veleni. La cronaca racconta che è accaduto l'esatto contrario.

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