sabato 16 gennaio 2010

D’Alema-Vendola, la vera sfida

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 17 gennaio 2010

di Antonio Massari
(Giornalista)


Poco prima dell’una, a telecamere calde per i tg, arriva lo scoop di Massimo D'Alema: “Io ero favorevole alle primarie”. Il presidente del Pd parla ai delegati pugliesi, pronti a lanciare Francesco Boccia nella corsa contro il governatore uscente, Nichi Vendola. Una sfida che sa di vecchio. Boccia perse le primarie, già nel 2005, proprio contro Vendola. Una sfida che sa di nuovo: la percezione è che le vere primarie, questa volta, siano tra Vendola e D'Alema in persona, sceso in campo per far valere tutto il suo peso. Quanto peserà è tutto da vedere. Resta il fatto che, mentre Boccia viene consacrato sfidante all'unanimità, i maligni in sala commentano: “Oggi lo battezzano. Tra una settimana lo cresimano”. Che è come dire: lo stanno mandando al massacro. Boccia è destinato a perdere. Tutto da dimostrare, certo, anche se è un buon 40 per cento, all'interno del Pd pugliese, è pronto a sostenere il governatore rosso. Vendola, qualche ora dopo, si dichiarerà “felice, perché s'è conclusa una fase contraddistinta dalle fibrillazioni, nella quale, le forze del centrosinistra, si stavano avvitando verso un dirupo”. E D'Alema è venuto qui, nell'assemblea, a lanciare Boccia nella sfida, personalmente, come si suol dire: mettendoci la faccia. Se va male, rischia di perderla. D'Alema è al primo piano dell'hotel Sheraton, mentre al piano di sotto, dinanzi al maxischermo che lo ritrae, siedono gli attivisti del partito. “Io ero favorevole alle primarie”, dice, e giù si chiedono: “Davvero? E quando mai?”. In effetti, di questa sua convinzione, nessuno aveva avuto il sentore. Tant'è che un signore dai capelli bianchi urla: “Bugia! Questa è una farsa”. Viene redarguito dagli astanti che – tra scettici e seguaci del “lìder Maximo” – vogliono tutti vedere come va a finire. E come se sentisse il dubbio affiorare nelle menti altrui, dal piano di sopra, tra i delegati, D'Alema alza un telefono, in netto favore di telecamera, lo mostra e dice: “Per fortuna in questi aggeggi c'è un archivio, una documentazione, ci sono conservati parecchi sms”. Ah, ecco. L'aveva scritto in un sms, che era favorevole alle primarie, si sussurra giù in platea. Mica l'aveva mai detto in pubblico. “Se avessi concesso un'intervista, spiegando la mia posizione sulle primarie, avrei incontrato consensi, e mi sarei risparmiato insulti. Sulle primarie, però, c'era un problema: avevano un senso soltanto a una condizione: che fossero accettate dalla coalizione che volevamo costruire. Altrimenti, il mezzo avrebbe soppresso il fine. Se ci fosse una personalità capace di fare sintesi (di unire l'Udc alla coalizione, ndr.) saremmo pronti. Invece Vendola non riesce a concepire nessuna personalità, tranne se stesso”. E qui arriva la dichiarazione che apre la sfida: “Vendola dice: non ho mai fatto passi indietro. Bene. Io dico che, in certi momenti, perché tutti possano fare un passo avanti, un leader politico deve saper fare un passo indietro”. Ecco la prima botta. Applausi. Musi lunghi. Qualche sbadiglio. Mugugni. Gli attivisti del Pd, giù in sala, si lasciano andare alle espressioni più varie. Ed è già tanto, rispetto all'ultima assemblea, che ci si possa fare un'idea del dibattito interno al partito. L'ultima volta, fu meno d'un mese fa. Avrebbero dovuto indicare come candidato – senza primarie, nonostante D'Alema fosse favorevole, come testimonierebbero i suoi sms – il sindaco Michele Emiliano. L'assemblea fu interrotta e rinviata per misteriosi tumulti con i sostenitori di Vendola. Aggressioni, verbali e non, che nessuno vide, ma che la gerarchia del Pd pugliese stigmatizzò con durezza. C'è voluta l'onestà intellettuale di Cinzia Capano, parlamentare del Pd, che intervenendo subito dopo D'Alema, spiega: “Oggi restituiamo dignità a quest'assemblea, dignità che le era stata tolta non per gli assalti dei vendoliani, ma perché fummo noi, a non saper tematizzare”. Capano sosterrà Vendola: nel pomeriggio s'è già recata al comitato elettorale del governatore. Come gran parte della sua corrente, legata a Franceschini. La scelta, comunque, è fatta. Le primarie si terranno nel giro di una decina di giorni. E Vendola risponde a d'Alema: “Mi dolgo delle sue parole astiose, ma sono felice che abbia detto sì alle primarie, a un percorso di legittimazione popolare”. “Ci confronteremo ad armi pari, anzi io mi presento a mani nude, Vendola invece da presidente della Regione uscente”, dice Boccia. “I pugliesi – conclude - saranno chiamati a votare tra la proposta politica del Partito democratico, che prevede una coalizione larga a guida Pd, e quella di Sinistra Ecologia e Liberta', che prevede una coalizione piu' piccola”. Sempre che l'Udc, alla fine, non cambi idea e accetti la candidatura di Vendola. ''Il mio auspicio – dichiara il segretario regionale dell'Udc Angelo Sanza - è che dalle primarie del Pd esca il nome di Boccia. In caso contrario, ci troveremmo di fronte a una situazione eccezionale che, in quanto tale, non potrebbe non essere ricondotta ad una riflessione da parte degli organismi regionali e nazionali di partito”. Come dire: apriamo il dialogo anche a Vendola. Che ha imposto tutte le sue condizioni. E sembra sempre più forte.

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