sabato 16 gennaio 2010

Mascherine e kit: il business parallelo

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 17 gennaio 2010

di Valentina Arcovio
(Giornalista)


Per quasi un anno l’abbiamo chiamata pandemia. Ora che è possibile fare un primo bilancio di quello che in realtà è successo, l’influenza A, altro non è stata che una gallina dalle uova d’oro per le case farmaceutiche di tutto il mondo. Defilate dai riflettori – accesi per mesi sul virus e sulla conta dei contagi e dei decessi – le grandi multinazionali hanno piazzato i loro prodotti ovunque ci fossero i soldi per comprarli. Non solo vaccini e antivirali, ma anche gel igienizzanti per le mani, mascherine, analgesici e persino test diagnostici “fai da te” per un giro d’affari che sarà difficile quantificare con precisione, ma che certo viaggia intorno a cifre con nove zeri. Si stima infatti che dal momento in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’allarme pandemia, per i soli vaccini sono stati bruciati in Europa 5 miliardi di euro e 20 miliardi nel mondo. Per la Novartis una manna dal cielo. Tra ottobre e dicembre dello scorso anno la multinazionale svizzera ha stimato che la vendita del vaccino Focetria otterrà – oltre ai 184 milioni di euro del contratto con il nostro governo – tra i 400 e i 700 milioni di ricavi aggiuntivi. Non solo in Italia ma anche negli altri paesi che hanno scelto di acquistare questo vaccino. Lo scorso luglio la Novartis aveva già raggiunto accordi con 35 altri governi e aveva già siglato due contratti con il governo Usa per il valore di 979 milioni di dollari.

Le altre multinazionali non sono state però a guardare. Si stima che la britannica Glaxo-SmithKline abbia venduto a circa 20 paesi più di 400 milioni di dosi del suo vaccino Pandermix incassando più o meno 3,5 miliardi di dollari. Inoltre con la vendita di circa 190 milioni di dosi del farmaco antivirale Relenza il colosso britannico aveva subito pensato a incrementare gli incassi. La francese Sanofi, invece, ancor prima che il suo farmaco venisse approvato, aveva ordini per 205 milioni di dollari dagli Stati Uniti. Al momento le stime dei ricavi tra il quarto trimestre e la prima parte del 2010 si aggirano intorno 738 milioni di dollari.

Il vaccino però non è stato soltanto l’unica fonte di guadagno per BigPharma. La svizzera Roche ha infatti creato il suo business su un altro tipo di farmaco, l’antivirale Tamiflu. Già a partire dalla scorsa estate fino a settembre 2009 il Tamiflu ha registrato ricavi per 994 milioni di franchi svizzeri, quando invece gli analisti ne stimavano solo 538. Il grande successo dell’antivirale ha consentito alla Roche di battere le attese del mercato: si prevedevano ricavi per di 9,6 miliardi e alla fine, merito del Tamiflu, la multinazionale ha raggiunto quota 9,9 miliardi. Stando alle analisi degli esperti, le vendite del farmaco nel 2009 dovrebbero essere quadruplicate raggiungendo i 2,7 miliardi di franchi svizzeri rispetto aisoli 600 milioni del 2008. Affari d’oro anche per Baxter e Astra Zeneca. Secondo gli analisti, la prima avrebbe tratto un profitto di circa 750 milioni di euro e la seconda avrebbe raggiunto i 450 milioni di dollari quasi tutti nel quarto trimestre. Ancora più difficile è inoltre riuscire a stimare le vendite dei fantomatici test diagnostici “fai da te”. L’unica cosa che sembra certa è che nel nostro paese, quello della Voden Medical, l’“Ego test flu” sia stato acquistato da diverse “centinaia di migliaia” (dice Codacons) di italiani. Al costo di 14,50 euro a confezione, il test è ora sotto accusa per la sua “presunta” inefficacia. È contro la Voden Medical che si è infatti scagliata la seconda class action di Codacons. Potremo invece chiamare “business della prevenzione” i grossi ricavi provenienti da igienizzanti per le mani, le mascherine, i guanti e i termometri. Nei mesi di massima allerta era diventato quasi impossibile riuscire a trovarli. In particolare, l’Amuchina che, stando ad alcune stime, avrebbe addirittura quintuplicato le vendite. La casa farmaceutica Angelini avrebbe tratto un grosso profitto dal suo germicida per le mani. Tanto che per quasi una ventina di giorni è stato impossibile reperirlo nelle farmacie o nei supermercati. Complessivamente i gel disinfettanti per le mani a ottobre avevano registrato un incremento del 50% delle vendite. Hanno spopolato anche i kit completi anti-H1N1 che, facendo leva sulla paura del contagio, si sono di fatto resi necessari agli occhi del mondo.

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