mercoledì 13 gennaio 2010

PER FARLO BREVE

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 13 gennaio 2010

di Antonella Mascali
(Giornalista)


Si dice che la toppa è peggio del buco. Lo stesso vale per il maxi emendamento al disegno di legge “processi brevi”, che con le modifiche non solo continuerà ad ammazzare miglia di procedimenti e a favorire Berlusconi, ma anche tanti colletti bianchi, per esempio, con l’ammorbidimento della legge che permette di perseguire le società e con i limiti alla Corte dei Conti. Per la prima volta stabiliti tempi massimi dei processi, con tempi diversi, per tutti i tipi di reato, compresi mafia e terrorismo, cancellata la distinzione tra imputati incensurati e recidivi. Tutto ciò in 8

punti, a firma del senatore del Pdl Valentino, che spesso fa riferimento a proposte di legge dell’attuale Pd e al “giusto processo” previsto dall’articolo 111 della Costituzione. Secondo il maxi emendamento per i reati la cui pena è inferiore ai 10 anni, “sola o congiunta alla pena pecuniaria”, il processo di primo grado è estinto se dura oltre 3 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio. Quello d’appello deve durare 2 anni e quello in Cassazione 1 anno e mezzo. Per i reati la cui pena “è pari o superiore nel massimo a 10 anni di reclusione” , i processi muoiono dopo 4 anni, se sono in primo grado, 2 anni e 1 anno e mezzo se sono in Appello o in Cassazione. Per processi di mafia o terrorismo i termini diventano rispettivamente “5 anni, 3 anni e 2 anni e il giudice può, con ordinanza prorogare tali termini fino a un terzo ove rilevi una particolare complessità del processo o vi sia un numero elevato di imputati”. E veniamo al regime transitorio concepito per salvare il premier dai processi Mediaset e Mills. Recita questa parte conclusiva del testo: la normativa “non si applica ai processi in corso alla data di entrata in vigore della legge… ”. Ma c’è l’inghippo salva-B. e con lui una selva di imputati in procedimenti di primo grado: “Unica eccezione a questo principio è costituita dai processi relativi a reati commessi fino al 2 maggio 2006, e quindi direttamente interessati dal provvedimento dell’indulto… con pene nel massimo, inferiori ai 10 anni, se non c’è stata la sentenza di primo grado dopo due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio”. Proprio come per i processi a carico di Berlusconi: per il processo Mills ( prossima udienza venerdì), la richiesta di rinvio a giudizio c’è stata il 10 marzo 2006. Per il processo Mediaset-diritti tv ( prossima udienza il 18 gennaio), la richiesta di rinvio a giudizio è del 22 aprile 2005. Contando anche la pausa forzata di un anno, grazie al lodo Alfano, i processi comunque con questa legge sono morti, ancora prima che per causa della legge ad personam, ex Cirielli. Se passa questo testo possono brindare anche le società, “persone giuridiche” in base alle legge 231 del giugno 2001 e quindi perseguibili penalmente. Dal complesso emendamento, allo studio dei magistrati, si evince che i tempi utili per arrivare a una sentenza contro una società possono addirittura in alcuni casi passare dagli attuali 5 anni, a 2 anni o al massimo due anni e 3 mesi. Il ddl prevede anche limiti di tempo per i procedimenti della Corte dei Conti. In questo caso i processi si estingueranno se la sentenza di primo grado è stata emessa dopo più di 3 anni dal deposito dell'atto di citazione in giudizio. Due anni, se il danno non supera i 300mila euro. La regola vale anche per i processi contabili in corso, al momento di entrata in vigore della legge ma, secondo la norma transitoria, solo se “sono trascorsi almeno cinque anni” dall'atto di citazione in giudizio. I processi contabili in appello, anche quelli in corso, decadranno se trascorrono più di due anni dalla notifica della sentenza di primo grado.

L’Associazione nazionale

magistrati, che aveva definito “devastante” la versione vecchia del ddl, ieri ha rincarato la dose: “Si rischia di mettere in ginocchio la già disastrata macchina giudiziaria - ha detto il presidente Palamara - . Con il processo breve non si dà giustizia alle vittime del reato e si rischia di dare impunità a chi ha commesso fatti delittuosi”. Non le manda a dire neppure il Pd: “Contro il processo breve - dice Bersani - ci metteremo di traverso”. E la presidente dei senatori democrat Finocchiaro promette ostruzionismo: “Abbiamo chiesto che il provvedimento torni in commissione” perché è del tutto nuovo, “e se non verrà accolta la nostra richiesta faremo ostruzionismo e presenteremo centinaia e centinaia di emendamenti”. A Schifani, che ha sostenuto di non avere il potere di rinviare in commissione il provvedimento, Finocchiaro ha ricordato che il presidente del Senato “non è soltanto un notaio”.

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