venerdì 15 gennaio 2010

TREGUA PER PRANZO

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 15 gennaio 2010

di Sara Nicoli
(Giornalista)


“Ma ti pare che con tutte le cose che uno ha da fare, deve pure perdere tempo a parlare con lui?”. Piano nobile di Montecitorio, sono quasi le quattro di pomeriggio e Silvio Berlusconi esce dall’anticamera degli uffici del presidente Fini dopo due ore parlando con Gianni Letta. Il pranzo della riconciliazione, o almeno così lo spaccerà più tardi Ignazio La Russa, tra Fini e Berlusconi è appena terminato; brodino, frutta e verdura per Berlusconi, che ancora mastica male, tortelloni e tagliata per gli altri, ovvero La Russa, Italo Bocchino, Gianni Letta e, appunto, Fini. Sulla porta, Berlusconi scorge un drappello di cronisti e, immediatamente, fa dietro front. Altri 40 minuti dentro, un summit per decidere come raccontarlo questo pranzo che tanto di riconciliazione non è stato. Anzi. In pratica, Fini e Berlusconi non sono più d’accordo su nulla. Eccetto l’esecrazione e il fastidio per “il fuoco amico”, il bombardamento quotidiano messo a punto da Vittorio Feltri sulle testate di famiglia per mettere zizzania nel Pdl e far volare le copie del Giornale. Ma tutto lì. L’inizio del pranzo, per esempio, è stato un mezzo disastro. Fatti salvi gli abbracci di prammatica, alla battuta di Fini di voler vedere il premier più spesso, Berlusconi ha risposto tagliente: “A pranzo con te, Gianfranco, ci verrei anche tutti i giorni, ma preferisco quando mi inviti, è una questione di buona educazione”. Come a dire: ciascuno al suo posto. La Russa, invece, l’ha raccontata così: “È stato fatto un passo avanti nella consapevolezza che non bisogna solo usare parole, ma comportamenti conseguenti; dovrà esserci una maggiore frequenza degli incontri, tenendo conto maggiormente del ruolo di Fini, che non è solo il presidente della Camera, ma il terminale di quarant’anni di storia politica della destra. Così come Berlusconi non è solo il premier, ma anche colui che ha introdotto nel nostro paese il bipolarismo”. Maggiore “concertazione” è la parola chiave, per capire che Fini ha spuntato – ma solo in questa fase preelettorale – una maggiore visibilità nelle scelte del governo e del partito. In cambio ha dato il via libera alla nomina della Santanchè sottosegretario al Welfare, pare senza ottenere quella di Andrea Augello ai Rapporti con il Parlamento come compensazione. Ma dopo le elezioni sarà tutto diverso. In zona FareFuturo, il think tank del presidente della Camera, si sussurra addirittura che l’intenzione di Fini sia quella di staccarsi dal Pdl per dare l’appoggio esterno al governo con un nuovo partito, ma è comunque un’ipotesi di là da venire. Al momento, Berlusconi ha promesso di consultare con maggior frequenza Fini nelle decisioni, ma tutto senza grande convinzione ; per il premier, il dialogo preventivo con l’alleato resta una inutile perdita di tempo, ma gli è stato fatto capire che almeno la forma va salvata. In cambio Berlusconi ha incassato da Fini la promessa di averlo al suo fianco nella battaglia sulla giustizia, portando a casa il riconoscimento ufficiale di “perseguitato dalla magistratura”. E questo significa anche che sul processo breve i finiani non si metteranno di traverso nel caso in cui ci fosse la richiesta di fiducia da parte del governo per far cadere l’ostruzionismo dell’opposizione. Il vero piatto forte del pranzo della riconciliazione, comunque, è stato un altro: le regionali e l’alleanza con l’Udc. Il Cavaliere avrebbe prospettato a Fini l’idea di “lasciare Pier da solo perché ha stufato” anziché tentare l’avvicinamento in alcune regioni chiave e ancora in ballo come la Puglia, la Campania e la Calabria, ma Fini – seppure molto critico verso questa “politica dei due forni” messa in atto da Casini – ha detto no. Certo, il comportamento ondivago dell’ex alleato è condannabile, ma “non mi sembra proprio il momento di mollare tutto”. La situazione delle candidature è tuttavia ancora incerta. In Calabria, per esempio, il Pd avrebbe offerto a Casini la scelta del candidato alla presidenza (nella persona di Occhiuto) e questo annuncio ha reso il clima, se possibile, ancora più freddo sulla questione Udc. Come sulla Lega, dove Fini ha rimproverato a Berlusconi un eccesso di attenzione nei confronti del Carroccio. Insomma, tanti nodi al pettine, ma nessuno è stato sciolto davvero. Dopo le regionali, questa fragile tregua si scioglierà come neve al sole.

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