lunedì 4 gennaio 2010

Vedi alla voce dissenso

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 3 gennaio 2010

di Luigi De Magistris
(Europarlamentare IDV)


Ogni regime fonda la sua esistenza sulla distruzione degli oppositori, l’intimidazione dell’avversario, la criminalizzazione di ogni forma di dissenso. Il peronismo berlusconiano basa molto del suo consenso sulla propaganda di regime e sulla persecuzione delle opposizioni. Questo consenso che accompagna Berlusconi è in buona parte drogato, falsato, artato. Il controllo, diretto o indiretto, di parte significativa dei mezzi di comunicazione da parte del dittatore-padrone, gli consente di costruire campagne mediatiche per accrescere il consenso attorno a lui e alla sua servente e servile maggioranza. Fa politica con le carte truccate il grande mestatore di coscienze. Il piduista non accetta la sfida di agire politicamente in condizioni di parità con l’avversario. Non accetta l’assenza di conflitti d’interesse, in quanto il consenso falsato di cui gode si ridurrebbe immediatamente. Essendosi comprato, nel corso degli anni, i mezzi di informazione, l’assenza di eticità e trasparenza che connota il suo agire non lo condurrà mai ad accettare sfide in condizioni di parità perché, come tutti i dittatori, ciò che teme è proprio il confronto alla pari.

Altro aspetto tipico dei regimi neo-autoritari, fortemente impregnati di poteri occulti, è quello di agire nel rispetto apparente della legalità. È quello di crearsi norme a proprio piacimento e somiglianza in modo da ingannare il popolo facendo intendere che i governanti agiscono nel rispetto della legge. In realtà, vi è una produzione di norme illegittime tese a garantire al dittatore un agire apparentemente legale. Leggi illegittime, provvedimenti amministrativi contra legem, prassi illegali. Il governo abusa del diritto per rendere la norma autoritaria. La Costituzione è violata attraverso la legislazione ordinaria: il Lodo Alfano, lo scudo fiscale, la legge che limita i poteri del pubblico ministero, quella sulla prescrizione breve, la legge sulle intercettazioni. Il custode della Costituzione non dovrebbe più far finta di nulla. Il regime dei poteri forti, oggi personificato da Silvio Berlusconi, domani non sappiamo da chi, desidera una magistratura prona al potere politico. Una magistratura che obbedisca ai desiderata della politica, servente dei poteri forti. Parte della magistratura si sta già adeguando da tempo, come accaduto durante il fascismo. Il tutto con il rispetto, apparente, delle norme. Il regime della carta da bollo, come i legulei ai tempi del podestà. Un regime legale, ancor più pericoloso di quello dell’olio di ricino. Difatti, alla violenza fisica delle dittature si può opporre la resistenza fisica; a questo regime, che ha il volto della violenza morale e della violenza della legge, si deve opporre una sana e robusta, oltre che pacifica, resistenza costituzionale.

È evidente che ogni forma di dissenso viene criminalizzata. Si prende a pretesto una banale azione di un folle o di un criminale – non tenuto a bada dalle guardie presidenziali - per aggredire l’opposizione politica e sociale, per tentare di controllare la rete, per criminalizzare le piazze. Si mettono in campi gli ‘arnesi’ del regime. La dittatura berlusconiana – ben puntellata da quella parte dell’opposizione consociativa - inculca il pericolo della sovversione e dell’estremismo. In realtà, l’eversione dell’ordine democratico è al Governo, da tempo. Un regime che sta smantellando la democrazia e lo Stato di diritto, disintegrando anche lo Stato sociale di diritto, ossia il nerbo del nostro Paese. La criminalizzazione delle opposizioni è decisiva per il regime in quanto i contrappesi costituzionali e istituzionali sono, ormai, sempre più labili. La Presidenza della Repubblica è timida nella difesa della Costituzione, agisce in maniera insoddisfacente, con un’azione fortemente sistemica. La magistratura è intimidita, resa sempre più burocratica e inconcludente nel suo agire. Il conformismo giudiziario prende sempre più corpo. Meno male che vi sono ancora magistrati dalla schiena dritta che onorano l’ordine giudiziario. Taluni oppositori parlamentari sono attratti più dal dialogo con il dittatore che da alleanze forti con chi si oppone al regime.

Quello che terrorizza il regime è il dissenso nel Paese. Dissenso che si fonda sull’informazione di giornalisti e narratori liberi. Il regime ha paura del pensiero libero e critico. Il regime teme l’organizzazione del dissenso, del suo manifestarsi, ma soprattutto teme che si possa concretizzare in agire collettivo. Ecco perché il regime passa dalla scomunica della piazza, quale antipolitica, all’allarme sovversione. Si vuole intimidire e impaurire chi partecipa. La partecipazione terrorizza la dittatura. Si vogliono creare le condizioni per criminalizzare il conflitto sociale. Si prendono gioco del dramma del lavoro. Al dittatore e ai suoi servi non interessa nulla del popolo che soffre, anzi sfruttano dolori e drammi per rendere il Paese ancora più autoritario, guidato dalla borghesia mafiosa. Il regime teme l’unione tra opposizione parlamentare ed opposizione sociale e di piazza. Il regime teme il crollo attraverso mobilitazioni di lavoratori, di senza lavoro, di precari, di studenti, di impiegati, di operai. Il regime teme il popolo informato, ha paura del pensiero libero . Allora tenta di drogarlo o narcotizzarlo con la propaganda di regime o di criminalizzarlo.

È compito del popolo, custode della democrazia e della Costituzione, mettere in azione la ribellione democratica, indignata, non violenta, per far crollare questo regime populista e far ritornare nel nostro Paese la democrazia alimentata dal fresco profumo di libertà.

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