del 6 gennaio 2010
di Giuseppe Lo Bianco
(Giornalista)
L’ultima provocazione l’ha lanciata ieri sul suo blog: “É sotto gli occhi di tutti come la componente forzista del Pdl stia rimanendo a guardare, mentre Lega e An fanno incetta di candidature in tutta Italia”. Per Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, leader del Pdl Sicilia, quel che resta di Forza Italia dentro il Pdl è ormai “in liquidazione”.
“Spero in un’inversione di tendenza – dice – ma dubito che accadrà. Ed è questo dubbio che mi spinge, ogni giorno sempre di più, verso il partito del Sud”. Dopo avere lasciato fuori dal governo Lombardo il suo partito, spaccandolo in due e diventando di fatto il “ventre molle” del Pdl e stampella del governatore siciliano, l’ex uomo di Publitalia adesso accelera, almeno a parole, verso la scissione. L’occasione è la caccia alle candidature per le prossime regionali: “Nulla da ridire – scrive Micciche' nel post del suo blog, Sud – sulle qualità dei candidati. Ma è il quadro complessivo che mi lascia perplesso, cioè il fatto che Forza Italia non riesca più a imporsi e a imporre i suoi uomini, come si converrebbe alla componente politica dal maggior peso consensuale, e quindi politico, all'interno del partito e della coalizione tutta”. Per Miccichè “questo Pdl è destinato al naufragio definitivo se continuerà ad annichilire la sua componente di maggior forza e rappresentativita”. L’alternativa, dunque, è il partito del Sud: “lì sì – scrive – che si potrà di nuovo respirare l'atmosfera di un tempo e si potrà tornare a fare grandi cose per il Meridione e per il Paese, con Silvio Berlusconi”.
Sembra una farsa, ma non lo è: staccarsi dal Pdl restando sotto l’ombrello di Papi. Con il suo piccolo drappello di deputati e senatori, di 13 deputati regionali, di decine di consiglieri provinciali e comunali in Sicilia, Miccichè è ormai una mina vagante, l’enigma piu’ misterioso della politica italiana. E se in molti, a Roma, iniziano ad interrogarsi sulle sue reali intenzioni e prospettive, ancora una volta le sue parole vengono accolte dal più rumoroso silenzio del premier, che non ha mai commentato l’avventura scissionista del suo ex pupillo. Quello che qualche anno fa gli consegnò la vittoria del 61 a zero nei collegi siciliani. Questo ha autorizzato Miccichè ad andare avanti per la sua strada, continuando a comunicare ad amici ed avversari di avere la benedizione di Berlusconi; e loro, a furia di sentirselo ripetere, ormai cominciano a crederci. Come il presidente dell’assemblea regionale Francesco Cascio, uno dei più accesi “lealisti” che ha dichiarato come non sia possibile che Miccichè vada avanti senza l’avallo del premier. Secondo le indiscrezioni siciliane resiste, invece, il “via libera” di Marcello Dell’Utri che ufficialmente ha preso le distanze dall’avventura scissionista del funzionario di Publitalia cui 15 anni fa affidò la fondazione di Forza Italia in Sicilia, rivendicandone, in privato, l’amicizia. Forse è anche per questa ragione, e per il silenzio ostinato del premier, che in pochi prendono sottogamba l’iniziativa politica di Miccichè, che in questi mesi ha lavorato sottotraccia per radicare il suo partito anche in Calabria, Campania e Basilicata. Con quali risultati non è dato saperlo. Con nessuna prospettiva di successo secondo il suo principale antagonista siciliano, Giuseppe Castiglione, che nel suo blog ha elencato tutti gli errori politici compiuti dal sottosegretario, minimizzandone il peso politico: “meglio sabotare il Pdl e ci guadagno un po’ io, è stata la logica di Micciche’ – scrive il coordinatore regionale del Pdl – probabilmente se fosse umile e intellettualmente onesto riconoscerebbe tutto questo, ma è inutile illudersi perché, se lo fosse stato, non avrebbe compiuto tutti gli errori che lo hanno portato a non essere candidato a presidente della Regione”.
Dove sono in molti a guardare con attenzione al partito del Sud, anche una parte consistente del Pd, che da tempo ha manifestato la sua voglia autonomista e federativa: “Il Pdl in Sicilia è allo sfascio – dice Antonello Cracolici, capogruppo del Pd a Sala D’Ercole – e la sua crisi apre scenari non facili da prevedere. Il partito del Sud? Aspettiamo che nasca e poi vediamo. Con la rottura di Lombardo, che ha reciso il cordone ombelicale, la vicenda siciliana è l’apripista di uno scenario nazionale nuovo. Berlusconi oggi non sa che pesci prendere, fino a quando tutti dichiarano di essere suoi amici non credo che sceglierà chi è “più amico”. Credo che abbia consapevolezza della fine di un’epoca”.
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