martedì 12 gennaio 2010

Berlusconi avanti tutta: “Leggi ad personam? No, ad libertatem”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 12 gennaio 2010

di Sara Nicoli
(Giornalista)


“Leggi ad personam? No, ad libertatem!”. Di tutti? No, solo “suam”. Ieri mattina, appena rientrato a Roma Berlusconi non ha mancato di arringare una modesta folla raccolta davanti palazzo Grazioli spacciando la solita moneta bucata: la riforma della giustizia è “a beneficio di tutti” ed è “una tale priorità che bisogna farla in fretta”. Ogni promessa è debito, dunque avanti. Nel summit di ieri mattina, presente lo stato maggiore Pdl (tutti i coordinatori) più l’avvocato Ghedini, il ministro Alfa-no e Giulia Bongiorno, si è parlato praticamente solo di giustizia. D’altra parte, non gli interessa altro. L’ha pure candidamente confessato al suo adorante uditorio. “Che ci volete fare - ha spiegato - ogni tre giorni devo occuparmi di un processo, invece dovrei governare perchè i cittadini mi hanno dato questa responsabilità e invece sono costretto a distogliere sempre l’attenzione...”. Sulla giustizia si procede, dunque, a marce forzate. Prima il processo breve al Senato. Giuseppe Valentino, senatore Pdl e relatore del provvedimento, presenterà questa mattina a Palazzo Madama (dove nel pomeriggio il provvedimento arriverà in aula) un maxi emendamento che “ rimuove ogni dubbio di costituzionalità - osserva Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato - e accoglie tutte le questioni sollevate dall’opposizione”. In breve: dal testo scompaiono le esclusioni soggettive e oggettive degli imputati rispetto ad alcuni reati che avrebbero potuto incorrere nello stop costituzionale da parte della Consulta. “Quindi - racconta ancora Berselli - per i reati fino a dieci anni, i tempi per i tre gradi di giudizio diventano tre anni per il primo, due per il secondo e un anno e mezzo per il terzo, per i reati con pena pari o superiore a dieci anni i tempi diventano 3 anni per il primo grado, due anni per il secondo e un anno e sei mesi per il terzo”. “Sui reati di mafia e terrorismo, infine - sostiene sempre Berselli - i tempi saranno di cinque anni per il primo grado, 3 per il secondo e due per il terzo, ma in casi eccezionali, il giudice potrà chiedere l’aumento del tempo di un terzo per ogni grado di giudizio”. Una norma transitoria, poi, darà applicazione immediata alla nuova legge per tutti quei reati commessi fino al 2 maggio del 2006 già indultati, sottolinea Berselli: insomma, se ce ne fosse stato bisogno, ecco un altro bel colpo di spugna, anche perchè decadrà la differenza tra incensurati e recidivi. Il Pdl conta di arrivare all’approvazione definitiva di questo provvedimento entro il 24 febbraio. E laddove si presentino problemi con l’opposizione, la maggioranza “non esiterà a mettere la fiducia”, trapela da palazzo Grazioli, perchè il Cavaliere vuole che il campo politico sia sgombro dalle questioni della giustizia fin dall’inizio della campagna elettorale. Dove, a quanto si apprende, parlerà prevalentemente di “tagli alle tasse, riforma fiscale e semplificazione del sistema; è obsoleto, dobbiamo cambiarlo”. Nel Pd, Bersani ha dato uno stop: “Sarebbe questa la prima mossa del partito dell'amore? Andando avanti a testa bassa sui suoi provvedimenti il governo sa bene che mette a repentaglio una discussione di sistema sulle riforme istituzionali, ivi compreso il rapporto tra Parlamento e magistratura. Contemporaneamente al processo breve, alla Camera proseguirà il legittimo impedimento che il Pdl vuole approvare in modo definitivo entro il 14 febbraio, sempre - se necessario - ricorrendo alla fiducia. L’opposizione ha già alzato le barricate: “Sarebbero queste le proposte del partito dell’amore?”, ha sbeffeggiato Bersani. E nella maggioranza, l’area dei finiani non gradisce affatto l’idea che sui due provvedimenti “ad personam” possa essere posta la fiducia per fare presto. Berlusconi, però, accelera contando sul fatto che Fini (che concorda sulle riforme e sul fisco, a patto "di trovare le coperture") non strapperà fino a dopo le regionali per non mettere a repentaglio alcune candidature come quella della Poli Bortone in Puglia. Quanto al Pd, “il dialogo va bene - ha detto ieri ai suoi - ma basta che siano d’accordo con me”. Figurarsi. Ciò che è più grave - e che è emerso sempre nel summit di ieri mattina - è che le idee di riforma costituzionale rimangono assai bellicose nella mente del Cavaliere. Lo ha spiegato chiaramente il ministro Alfano: “Definiremo presto anche il testo base sulla riforma della forma di Stato e di Governo’’. Dopo le elezioni, dunque, i piatti forti saranno il presidenzialismo e il federalismo costituzionale. Ma "intanto andiamo avanti così - ha spiegato un esponente di primo piano del Pdl poco dopo aver lasciato palazzo Grazioli - poi se qualcuno presenterà anche un Lodo-bis o si parlerà di immunità vedremo. E non dipenderà solo da noi, ma anche dall'atteggiamento dell'altra parte". Che, in questo caso, è anche Fini.

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